AS ROMA NEWS BELGIO LUKAKU – Qualità, forza fisica e intelligenza tattica. Tutto espresso in trentasette minuti di massima esaltazione, la sua e di chi lo ha ammirato contro l’Azerbaigian. Romelu Lukaku è stato devastante nella sfida di ieri pomeriggio, una gioia per gli occhi di Domenico Tedesco e José Mourinho, ma anche naturalmente dei tifosi di tutto il Belgio e dei suoi compagni di squadra alla Roma, scrive il Corriere dello Sport.
Quattro gol in trentasette minuti di partita (in 20 minuti tra il primo e l’ultimo, mai nessuno con il Belgio ci era riuscito prima) in un mix di colpi di testa, tiri al volo, sponde e tanto lavoro di squadra: «Io sono questo», ha detto alla telecamera mentre sprigionava tutta la sua esultanza. In uno stadio che lo ha acclamato e proclamato re della nazionale e già leggenda del calcio belga.
Non certo da ieri, una gara dominata in lungo e in largo nella quale Big Rom ha raggiunto gli 83 gol con la casacca rossa. Ma da tutto il percorso di qualificazione agli Europei cominciato con una tripletta contro la Svezia e terminato con questo poker contro la selezione azera. E con una fascia al braccio ereditata lo scorso 17 giugno da De Bruyne e che adesso Tedesco farà fatica a togliergli.
Perché da capitano Big Rom è cresciuto anche nella leadership, è diventato un punto di riferimento anche per i giovani talenti della squadra che avevano bisogno di una guida dentro e fuori dal campo. Romelu si è responsabilizzato ulteriormente e ha trascinato la nazionale fino al primo posto del girone. Passando anche da uno dei momenti più difficili della sua vita e della sua carriera: l’attentato di appena un mese fa a Bruxelles che è costato la vita a due tifosi svedesi. Ecco perché, da capitano, il minuto di silenzio di ieri è stato ancora più intenso e sentito.
Trentasette minuti di un’esaltazione cominciata anche prima della partita. Con la richiesta alla delegazione Uefa affinché venisse suonato l’inno della nazionale azera (la prima volta è partito quello svedese), ma anche le indicazioni tattiche ai suoi ragazzi, specialmente agli esterni ai quali ha chiesto palle alte e di osservare bene i suoi movimenti anche sui tagli dell’area.
Una piccola riunione che Big Rom fa prima delle partite anche della Roma, prendendo da parte gli esterni per dare varie indicazioni. Solo che con il Belgio funziona meglio, anzi, alla grande: due gol di testa (il primo e il terzo), uno arrivato a sinistra su cross di Doku, l’altro dalla destra grazie a Faes.
Il raddoppio invece un gran bel destro al volo in area dopo una sponda di Castagne, mentre il poker definitivo sul bel filtrante di Mangala a scatenare il destro imparabile. Agevolato dall’Azerbaigian in totale confusione dopo l’espulsione per doppia ammonizione di Israfilov, arrivata al 24’ per un brutto intervento in scivolata sulla caviglia di chi? Sempre lui. Un attimo di brivido per la Roma, poi il sospiro di sollievo.
Da lì tre gol, poi la sostituzione all’intervallo per riposarsi, vedere i suoi vincere la partita 5 a 0 e anche scambiare qualche messaggio con il telefono. Magari un paio con Mou. Capocannoniere dei gironi di qualificazione agli Europei con un 14 gol (uno ogni 36 minuti), ora settimo nella classifica dei migliori marcatori internazionali di tutti i tempi e a una sola rete da Puskas: «Felice della vittoria e della qualificazione – ha detto Big Rom -, ora dobbiamo dimostrare che i Red Devils sono di nuovo tra i migliori d’Europa. I miei quattro gol? Ho fatto solo il mio lavoro… Il mio unico pensiero nella mia carriera in nazionale era quello di diventare il miglior centravanti della storia. Ci sono riuscito, ora penso solo a vincere».
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