AS ROMA NEWS LEICESTER ZANIOLO – E’ nato in una notte di metà settembre del 2018, al Santiago Bernabeu. Partita d’esodio in Champions della Roma di Eusebio Di Francesco. Uno stadio non qualsiasi per un giocatore non qualsiasi. Quella notte si è accesa una stella, Nicolò Zaniolo. A Madrid riflettori su quel ragazzo arrivato alla Roma quasi per caso (inserito nell’affare Nainggolan con l’Inter) e che oggi lotta per un futuro sempre qui ma non è detto che l’impresa gli riesca, forse quella è la partita più difficile: se ne parlerà a fine stagione, tra il gm Pinto e il suo procuratore Vigorelli, scrive Il Messaggero.
Lui, Nick, al Bernabeu, ancora non sapeva: trequartista, esterno, mezz’ala. Era stato buttato nella mischia all’improvviso e un po’ ha pagato l’emozione in quei soli 54 minuti: prestazione normale, non esaltante, un po’ timida. Ragazzo di solo diciannove anni in quel momento, ci sta. Esuebio ha avuto coraggio, come José Mourinho qualche anno dopo con Nikola Zalewski. Al talento, se lo individui, va data aria. Anche il ct Roberto Mancini aveva azzardato una convocazione prima ancora di vederlo all’opera nel calcio che conta.
Tutti convergevano sulle sue doti tecniche, che nel tempo sono cambiate ma pur sempre confermate. Di Zaniolo si discute spesso l’atteggiamento, non le qualità calcistiche. Dopo il doppio infortunio consecutivo (al crociato), Nicolò si è irrobustito, ingigantito, la sua classe è stata scavalcata dalla potenza. Ora a Roma è un titolare, non più una scommessa. Ma quella stella non si è ancora accesa definitivamente, è andata a intermittenza. Le Coppe però le sente, sono nel suo destino. Da quella sera al Bernabeu.
Di notte si è spesso acceso, anche nelle stagioni in cui è mezzo e mezzo, tipo questa. Nick, lo abbiamo visto con il Bodø, no? Tripletta. Alla Zibì Boniek, il bello di notte anni 80, quello che in campionato non convinceva ma poi ha fatto vincere alla Juve la Coppa delle Coppa e quella dei Campioni, seppur in mezzo a una tragedia. E di notte brave Nicolò ne ha vissute anche in Champions, da ragazzino, appena diciannovenne. E non solo per quell’esordio improvviso, prima ancora di mettere piede in serie A, ma Zaniolo ha fatto centro anche in una serata di fine inverno di quella stessa Champions: allo stadio Olimpico, segna una doppietta contro il Porto, andata degli ottavi di finale di Champions League, 12 febbraio del 2019.
Quella sera, un piccolo grande record per il golden boy: Zaniolo quella sera è diventato il giocatore italiano più giovane a segnare due reti nella storia della Champions e della Coppa dei Campioni. «Una serata memorabile, non la dimenticherò mai», disse. E ci mancherebbe. Ancora oggi la ricorda e se la porta dietro, peccato quei due gol non sono serviti per la qualificazione, persa poi nella sfida di ritorno. Due reti in sei minuti, una grande illusione spezzata dal gol di Adrian Lopez che ha fissato il risultato sul 2-1 e messo in pericolo la qualificazione. Nel ritorno, infatti, la sconfitta per 3-1 all’Estádio do Dragão ha significato l’addio alla Champions e la fine dei sogni.
L’Olimpico, quella sera, lo ha adottato, in lui ha visto un nuovo simbolo, perché qui si cerca sempre di provare sentimenti di amore per un giocatore, perché ti rappresenti. Totti aveva smesso, De Rossi stava per lasciare: si stava creando un vuoto che Nicolò era destinato a colmare. Poi ci sono stati i due infortuni al ginocchio e lo stop: due serate storte, con la Juve, gennaio 2020 e con la Nazionale, ad Amsterdam, settembre 2021.
In Coppa, Nick si è spesso fatto valere. Basaksehir e M’gladbach le sue vittime nell’Europa League 19-20, Trabzonspor, Zorya Lugansk e Bodø quelle nell’attuale Conference. Ora c’è il Leicester, domani all’Olimpico. Il suo stadio – Mourinho permettendo – per un’altra notte magica. Quella finale.
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