Andrea Belotti

AS ROMA NEWS BELOTTI ABRAHAM – Buona la prima. Anzi, no. Non è bastato infatti il pareggio in rimonta e il gol di Belotti per promuovere la coppia con Abraham dal via, scrive Il Messaggero. Mourinho è stato chiaro, dribblando nel post-gara dell’altra sera complimenti non graditi (“Nel primo tempo sono stati un disastro, poi con le orecchie rosse per quanto ho urlato negli spogliatoi è andata un po’ meglio”) e aprendo, con qualche ora d’anticipo, il ballottaggio per la partita di lunedì contro la Sampdoria. Perché il rientro di Zaniolo (“Non posso certo far giocare Nicolò come quinto a sinistra”) fa sì che a Marassi uno tra Tammy e il Gallo, almeno in partenza, sia di troppo.

Ad oggi, a meno che non entrino in gioco fattori psicologici volti a non deprimere ulteriormente l’ex Chelsea, in piena crisi, non sembra esserci partita. L’ex granata (titolare già con il Lecce) ha una marcia in più. E non solo per la rete (senza contare quella bellissima in tuffo annullata per un fuorigioco millimetrico) che ha permesso alla Roma di “restare viva” (cit.) in Europa League. Belotti, in questo momento, è quello che Abraham non riesce più ad essere da tempo. Ossia il centravanti che regala presenza in area, all’occorrenza apre gli spazi per gli inserimenti dei compagni e che lavora tanto anche dietro, coprendo, pressando, non lesinando energie. Mai per se stesso, sempre per la squadra.

Il contrario di Tammy, sempre più involuto, corrucciato, immalinconito, avulso dalla manovra, alla ricerca di quegli spazi che proprio non riesce più a trovare (contro il Betis, zero tiri in porta). C’è qualcosa che non va nell’inglese, un malessere che si porta dietro dal ritiro estivo di Albufeira. La partita di Siviglia non ha fatto altro che confermarlo. Ok, l’azione del pareggio parte da una sua iniziativa ma è troppo poco per sentirsi promossi. Soprattutto agli occhi di José che per la prima volta in stagione, obbligato dalle numerose assenze, lo ha schierato titolare in coppia col Gallo.

Tuttavia se in 13 gare complessive tra campionato e coppa i due hanno racimolato fianco a fianco appena 171 minuti (di cui 75 in Spagna), dopo giovedì l’impressione è che da qui in avanti, al netto degli infortuni e se non per recuperare uno svantaggio, difficilmente li rivedremo insieme. Il problema è perlopiù tattico. Nel primo tempo al Benito Villamarin i due spesso si pestavano i piedi in area, andando a ricoprire la stessa posizione centrale, con Tammy che lasciava il pressing al solo Gallo, mostrando un’incapacità congiunta nel far salire la squadra e farla rifiatare a fronte del possesso-palla ipnotico del Betis.

Il “vado io, no vai tu”, che li vedeva muoversi come se l’altro non esistesse, ha destato più di qualche perplessità. Non solo in tribuna ma nello stesso Mourinho che più volte si è agitato in panchina cercando di richiamare l’attenzione di entrambi. Le cose sono migliorate nella ripresa, quando l’inglese ha agito maggiormente nella posizione di seconda punta. Ruolo che tuttavia nella Roma fatica a digerire, soprattutto dopo una prima stagione vissuta da protagonista con 27 reti e la Conference League in bacheca.

Si torna quindi al punto di partenza. Anche senza Dybala (che ieri ha postato su Instagram una foto al mare con i due cani, aggiungendo: “L’energia e la persistenza, conquistano tutte le cose”), uno tra Tammy e Andrea – se non alternati – rischia seriamente di essere di troppo nel vestito tattico cucito da Mou. Che senza la qualità di Paulo, per non rendere la manovra piatta, compassata e prevedibile agli occhi degli avversari, non può fare a meno di Pellegrini (ancora non al meglio) e ha bisogno come l’aria degli strappi di Zaniolo. Poi è chiaro: Nicolò in campionato non segna da 9 mesi (23 gennaio, doppietta in trasferta all’Empoli) e deve quanto prima sbloccarsi. Ma rimane comunque l’unico in rosa, vista l’indisponibilità della Joya, a regalare quella imprevedibilità che la Roma sembra aver smarrito. E non dalla gara contro il Betis.



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