«È giusto spendere 400 milioni di euro nel deserto?», si chiede Paolo Berdini, assessore in pectore all’Urbanistica della giunta Raggi. Il «deserto» sarebbe Tor di Valle, l’area scelta da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi per edificare il nuovo stadio della Roma e soprattutto il gigantesco complesso di alberghi, uffici e negozi che ci nascerebbe accanto, per la gioia (e i profitti) dei privati. Il cosiddetto «Ecomostro», come lo ha ribattezzato Legambiente. «Perché personalmente credo che l’area di Tor di Valle non vada bene? Se io ho 13,5 miliardi di deficit e arrivano 400 milioni, li spendo per una zona dove abitano zero cittadini?», ha risposto l’urbanista ai cronisti, a margine di un incontro della Cna. Rincarando la dose: «Poi a Tor Bella Monaca ci andate voi a dire che non facciamo il potenziamento del trasporto perché 400 milioni li spendiamo così». La logica è chiara: «Ogni finanziamento è d’oro – dice Berdini – E io so bene che il privato è il motore dello sviluppo della città. Per questo, dico: si possono spendere 400 milioni per zero cittadini?». Quei fondi destinati alle opere pubbliche (strade, ponti, metro) infatti non sarebbero un regalo dei privati, ma sono il prezzo delle cubature concesse dal Comune che i proponenti sono obbligati a versare. Per questo, secondo Berdini, vanno «investiti per rivitalizzare una zona viva».
MODELLO JUVE Nonostante anche ieri, per rispettare la linea attendista (nel senso di «leggiamo le carte e vediamo») del M5s, Berdini abbia precisato di «dover ancora studiare il progetto» e di voler «rispettare la legge», non ha nascosto il suo punto di vista ai cronisti: «Volete venire con me a Manchester, a Parigi o a Torino a vedere dove hanno messo lo stadio? Che lo hanno messo in mezzo al deserto o in mezzo a una città?». Bocciatura chiara, anche se lievemente smorzata dalle frasi successive: «Se le carte stanno a posto, lo stadio si farà. Se l’iter amministrativo è chiuso, il Comune può intervenire in fasi successive, ma ha il dovere di trasmettere la pratica alla Regione. Poi vedremo che cosa dice il parere: se dice, per esempio, che è stato fatto tutto in maniera perfetta, il Comune ne prende atto. Se il parere non dice questo, ne riparleremo».
IL PIANO Berdini si sofferma anche sul piano di valorizzazione dell’ex Fiera di Roma di via Cristoforo Colombo, che dovrebbe tra l’altro servire a ripianare i debiti accumulati dalla nuova struttura di via Portuense. La controversa delibera, approntata dall’ex assessore Caudo della giunta Marino, è finita al centro delle polemiche per la riduzione degli spazi edificabili in via Colombo rispetto alla precedente delibera della giunta Alemanno, svalutandone il valore. «La guardiamo, con grande attenzione – spiega l’assessore in pectore – Se è tutto pronto va in Regione. La politica non si intromette, se lì c’è un parere. Ma non sono io che trasmetto, attenzione, sono gli uffici. C’è una assoluta autonomia».
(Il Messaggero – L. De Cicco)
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