Boniek

ULTIME NOTIZIE AS ROMA JUVENTUS BONIEK – Tre anni da giocatore nella Juventus, altrettanti nella Roma. Vittorie su entrambi i fronti, anche se quelle bianconere furono maggiori e più importanti. Il cuore, però, da sempre pende di più dalla parte romanista. Zibì Boniek oggi si vedrà Roma-Juventus con il solito piacere, a metà tra l’addetto ai lavori e il tifoso. Queste le sue dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport:

Boniek, che partita si aspetta all’Olimpico?

«Mah, intanto bisognerà capire se il Covid farà qualche ulteriore scherzetto in extremis, oramai fino al fischio iniziale non si sa mai cosa potrà succedere. In caso contrario sarà una partita aperta, non vedo un favorito netto. La Roma ha i suoi problemi, è vero, ma anche la Juventus fatica ad imporre il proprio gioco. Ha la qualità per far male a chiunque, ma non vedo le certezze del passato».

Può essere l’ultimo vero treno per rincorrere la Champions League?

«Più per la Roma che per la Juventus. I giallorossi hanno perso punti pesanti contro avversari più deboli come Venezia, Verona e Bologna. Ci si attacca spesso a tante cose, ma mancano quei punti lì. Se la Roma non dovesse andare in Champions o non vincere la Conference sarebbe una stagione fallimentare».

Abraham-Morata, la sfida a distanza tra centravanti può risultare decisiva?

«Quello del centravanti è sempre il ruolo più discusso in una squadra. Mi viene in mente Paolo Rossi, quello più discusso di tutti: ci fece vincere il Mondiale, ma dopo il primo turno era criticatissimo. Il centravanti deve fare gol, altrimenti è dura. Abraham e Morata sono due calciatori bravi, ma in passato Roma e Juventus in quel ruolo hanno avuto molto di meglio. E poi vorrei dire un’altra cosa…».

Prego, ci dica.

«Abraham è un buon giocatore, ma non mi sembra abbia il killer instinct. Secondo me il giocatore più pericoloso sotto porta della Roma è un altro, Shomurodov. Se Eldor avesse giocato le stesse partite di Abraham avrebbe sicuramente segnato di più».

Mourinho e Allegri inseguono l rivali. Deluso dal loro rendimento a questo punto della stagione?

«Sento dire che hanno bisogno di tempo, ma il tempo c’è sempre per tutti gli allenatori: a volte piove, a volte spunta il sole… Sono due allenatori bravi, ma non giocano e non segnano loro. Non ho mai visto un bravo allenatore senza grandi giocatori, mentre ho visto il contrario: un gruppo di grandi giocatori senza un bravo allenatore. Nel calcio oggi c’è la tendenza ad esasperare il ruolo del tecnico. Ma oggi un allenatore guarda, organizza. Allenano gli altri, quelli dello staff. Raramente vedo un allenatore vincere le partite, spesso invece gliele vedo perdere».

Chi sono i giocatori che all’Olimpico possono spostare l’ago della bilancia?

«Nella Roma sicuramente Pellegrini e Zaniolo, che sono i due giocatori più forti dei giallorossi, anche se per me quello più completo in assoluto è Mkhitaryan. Tra i bianconeri, invece, Chiesa è uno che non puoi mai perdere di vista, non puoi mai lasciarlo solo, se ti va via diventa devastante. E poi Dybala, uno che se scende in campo può far gol sempre».

L’argentino però è in scadenza di contratto. La Juventus farebbe bene o meno a puntare su di lui per il futuro?

«Come valore assoluto secondo me è un giocatore che non si discute. Poi, è ovvio, nel calcio di oggi contano anche tante altre cose. Bisogna vedere come funziona la testa in un determinato momento della vita, lo stato fisico del giocatore, se tiene dieci partite di seguito o meno».

Nella Roma, invece, è arrivato Maitland-Niles e sembra destinato ad andare subito in campo. Concorda nella scelta?

«Su questo non so: bisogna vedere come sta, se è sano, se ha il ritmo-partita nelle gambe. È un punto interrogativo, quasi come nel gioco delle tre carte».



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