ULTIME NOTIZIE AS ROMA ZANIOLO – Quella di preparare le valigie, in fondo, è un’arte impastata di fantasia e programmazione. Eppure, nonostante le parole pronunciate da José Mourinho dopo la sconfitta di Bologna, non abbiamo la sensazione che Nicolò Zaniolo per il momento sia in procinto di traslocare, scrive La Gazzetta dello Sport.
Aveva detto lo Special One, immalinconito per la sconfitta contro l’amico Mihajlovic: «Parlo contro me stesso, ma io al posto di Zaniolo inizierei a riflettere sul fatto che non è il caso di rimanere tanto tempo in Italia perché mi sento male per lui per quello che deve subire. Consiglio a Nicolò di andare all’estero perché qui in Serie A per lui sta diventando impossibile». Il riferimento era palese: i tanti falli che l’attaccante della Roma subisce e che qualche volta, comprensibilmente, lo rendono nervoso, esponendolo al rischio ammonizione e, soprattutto, a una condotta di gara non all’altezza delle sue potenzialità.
L’aspetto psicologico gioca un ruolo importante. Avere subito due gravi infortuni a entrambe le ginocchia di sicuro non è un passaporto di serenità per un giocatore che fa dello strapotere fisico il proprio biglietto da visita. In un calcio inevitabilmente spietato, anche gli avversari sanno bene che Zaniolo può avere delle paure inconsce e possono usarle.
Ma poi c’è un dato oggettivo con cui bisogna fare i conti, ovvero gli effetti che ogni partita lascia sul suo corpo. Chi gli è vicino, infatti, racconta di lividi, tagli e abrasioni che ormai fanno parte di ogni dopo match e che possono essere smaltite, ad esempio, con intense sedute di ghiaccio. Ghiaccio, in fondo, che potrebbe essere utile anche per smaltire i bollori della rabbia. Quella che lievita non tanto per i tipi di falli che subisce – Nicolò, in fondo, sa bene che sui suoi infortuni gli avversari hanno poca o nessuna colpa e, per adesso, il trattamento che subisce è nel “range” della normalità riservata ai big –, bensì per quella sorta di scetticismo che accompagna ogni sua protesta. Un esempio: il fallo subito a Bologna appena fuori area sulla fascia destra. Una trattenuta non cattiva, ma non sanzionata perché considerata “non grave”.
Lo sfogo di Mourinho ha fatto tornare in mente a molti osservatori le simili amarezze che Francesco Totti ha subito fino al 2006. L’ex capitano veniva tartassato dagli avversari, ma spesso i “gialli” toccavano a lui per proteste o per reazione. Insomma, fino all’anno del grave infortunio al perone che gli fece rischiare il Mondiale, il bilancio disciplinare dell’ex numero 10 era di 13 espulsioni e quasi 120 ammonizioni. Un trattamento che neppure i più rudi dei difensori della storia del nostro calcio hanno mai ricevuto. Poi, dopo il Mondiale, per fortuna di Totti le cose cambiarono. Ecco, tanti vorrebbero che a Zaniolo questo calvario fosse risparmiato.
Tornando al tecnico portoghese, in pochi però sono convinti che andare all’estero sarebbe una soluzione. Chi è vicino a Nicolò sa bene come la Premier ha un’intensità e una durezza assai maggiore della Serie A – molti meno i “fischi” e le ammonizioni –, mentre negli altri campionati top si arbitra con modalità analoga alla nostra. Lo afferma anche Giampaolo Calvarese, direttore di gara fino al maggio scorso e ora volto e voce Champions di Prime Video.
«Zaniolo non è cattivo e io non l’ho mai ammonito. È un ragazzo che vuole vincere a tutti i costi, questo sì. Probabilmente, essendo reduce da due gravi infortuni, qualche volta inconsciamente può desiderare delle tutele in più. D’altronde, il romanista è davvero un patrimonio sia del suo che del calcio italiano. In fondo, quello che va tutelato è il gioco, perciò lo spettacolo e in un’ultima analisi i tifosi. Proprio per questo spero davvero che un campione come Zaniolo resti in Serie A».
Inutile nascondere che le frasi di Mou hanno fatto drizzare le antenne ai (tanti) estimatori di Nicolò. La Roma però, che valuta il giocatore 70 milioni, spazza via qualsiasi ipotesi, anche se sa che – sul fronte rinnovo – dovrà corrispondergli un ingaggio pari alla sua valore. Ma tutto questo, in ogni caso, è solo patrimonio del futuro lontano. Quello prossimo si chiama Inter. E la voglia matta di Zaniolo di far rimpiangere da chi lo ha ceduto per soli 4,5 milioni. E per favore, pochi calci.
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