AS ROMA NEWS MALORE BOVE – Il coraggio di Edoardo Bove si misura con il tempo che sta chiedendo a tutti per decidere. Vuole compiere la scelta migliore per salvare la propria carriera. «Leggo spesso di questo “ragazzo” descritto sui giornali, ma il paziente che ho davanti è un uomo, una persona colta e preparata che vuol fare un percorso ragionando, in autonomia», spiega uno degli specialisti dell’ospedale fiorentino di Careggi che lo ha in cura nel reparto di Cardiologia, scrive Il Messaggero.
Sono passati 5 giorni dal momento in cui il centrocampista si è accasciato al suolo al Franchi. Da quel frangente si sono potute ricavare ben poche informazioni certe sulla sua salute: la miocardite avuta ai tempi del Covid, il basso livello di potassio, l’aritmia che ha prodotto il breve arresto cardiaco. Bove sarebbe convinto che queste circostanze siano poche per prendere una decisione che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. Si vuole curare, ma allo stesso tempo è desideroso di stabilire se le cure possano essere compatibili con il suo impegno in campo. L’ipotesi dell’installazione di un defibrillatore rimane la principale, tuttavia ci sono poche possibilità che l’intervento non si svolga a breve.
Il motivo è semplice, Bove vuole essere certo che il quadro clinico sia completo per non compromettere nessuno degli scenari possibili. Nell’ordine di desiderabilità: non rischiare la salute, tornare a giocare a calcio a livello professionistico, continuare a farlo nella sua squadra, la Fiorentina. Per tutti questi motivi, per la forte volontà del giocatore, è probabile che la scelta finale possa anche arrivare nelle prossime settimane da casa sua, dove presto tornerà.
Nel frattempo, in attesa del quadro completo, gli specialisti dell’equipe di Careggi confrontano le immagini della risonanza magnetica al cuore e della Tac coronarica con i test eseguiti a Roma in passato. Seguendo questo copione è plausibile che si stiano valutando soluzioni alternative, come ad esempio l’installazione di un defibrillatore semiautomatico esterno, che ha differenza di quello classico – che viene impiantato sotto la pelle con un intervento chirurgico e precluderebbe la partecipazione del giocatore al campionato italiano – è removibile.
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