Edoardo Bove

AS ROMA NEWS BOVE – A chi lo conosce bene, come José Mourinho, non servivano conferme. Per il tecnico, suo mentore, e i compagni, Edoardo Bove è già da mesi quello che il grande pubblico ha scoperto giovedì sera con il gol al Bayer Leverkusen, scrive La Repubblica.

È un progetto di campione, ma anche un ragazzo d’oro: volto pulito, testa sulle spalle, a 20 anni l’ambizione di unire il calcio alla laurea in economia. Lo Special One non ha dubbi: «È un ragazzo educatissimo, con formazione accademica. È un professionista esemplare, sembra un giocatore di 30 anni».

E adesso lo sanno proprio tutti. Ultimo figlio di Roma, nel segno della tradizione di Totti e Giannini, di De Rossi e Aquilani, Edoardo è piuttosto schivo nella promozione di se stesso. Nonostante l’impazzimento delle ultime ore per lui. I colleghi coetanei postano più spesso, mettono in mostra la vita privata. Lui si limita a qualche apparizione qui e lì. Una foto con Martina, la fidanzata, tante con il pallone tra i piedi.

E poi c’è il video, rilanciato ieri dall’amico Zalewski su Instagram, della fan giapponese che lo ha venerato pubblicamente (magari mettendolo un po’ a disagio) durante la tournée natalizia a Tokyo e dintorni. Quella sì che era Bove-mania. La stessa febbre pallonara che da ore stravolge i social giallorossi. “Sickdog”, commenta la pagina di meme Schickposting riferendosi all’etichetta di “cane malato” coniata per Bove da Mou. Sul suo profilo ci sono i complimenti dei compagni giallorossi, ma anche quelli degli ex Sergio Oliveira e Riccardo Calafiori. Lo juventino Fagioli gli manda un cuore e un “bravo!” e il rapper Gemitaiz esulta ancora: “Lessgooo”. E i tifosi si definiscono apertamente “bovesessuali”.

Spunta anche il like di Damiano dei Måneskin alla foto dell’esultanza postata da Bove su Instagram. E poi il cuoricino più importante. Quello di Daniele De Rossi. Proprio ora che i tifosi giallorossi vedono in Edoardo il nuovo capitan futuro.

Una tradizione di figli di Roma, capitani e bandiere nata nel quartiere dell’Eur, con i primi calci nella parrocchia sotto casa. Diventata qualcosa di più concreto a sette anni, quando Edoardo decide di attraversare Roma ed iniziare a diventare calciatore alla Boreale, società storica di Roma Nord.

«Con la famiglia ci conosciamo da anni. Siamo legatissimi – ammette il presidente Leandro Leonardi – Per questo decisero di portarlo da noi. Già allora si vedeva facesse un altro sport. La definizione di Mourinho è eccezionale. Ha umiltà ed ambizione, non ha le qualità del fuoriclasse, ma ha una testa fuori dal comune».

Tre anni con la maglia violanero della Boreale, poi il salto alla Roma a dieci anni: «Non era difficile notarlo. Il primo fu Stefano Palmieri che lo raccomandò a Bruno Conti». Un storia colorata di giallorosso dal 2012 quando Edoardo entra per la prima volta a Trigoria per fare un provino (l’unica partita non vista dal papà). Una partita come le altre gli avevano raccontato, peccato fosse il primo step di ammissione alla scuola calcio della Roma.

Serviva il secondo provino dove Bove non si presenta. Sta al mare, in vacanza. Occasione persa? Neanche per sogno. A luglio torna a Trigoria per partecipare al centro estivo (a pagamento) per bambini. Neanche il tempo di compilare il modulo di adesione che arriva Bruno Conti e gli dice «e tu che ci fai qui? Ti abbiamo già preso, tra un mese inizia la stagione».

Il resto è storia, fatta di calcio e tennis, praticato parallelamente per anni, che fa nascere un’amicizia speciale con il tennista Flavio Cobolli (giovedì in tribuna). Le qualità ci sono, la testa anche ma è con Mourinho che Bove diventa calciatore vero. Le prime apparizioni, il gol al Verona e adesso la ribalta di chi sogna di percorrere le orme dei tanti capitani romani e romanisti.



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