Urbano Cairo, presidente del Torino, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport parlando dei problemi del calcio italiano, puntando il dito soprattutto su Carlo Tavecchio.
Presidente, il sistema calcio è da ripensare dalle fondamenta. Ma è possibile farlo con gli stessi uomini?
“La sconfitta con la Svezia rappresenta un risultato così grave che non può essere liquidato con le parole. Non basta promettere di fare le riforme, andrebbe resettato tutto”.
Eppure Tavecchio non si è dimesso e va avanti…
“È un fallimento epocale, una svalutazione per il movimento. L’azienda calcio ha portato i libri in tribunale, sportivamente parlando ma pure considerando le ricadute economiche. Quando succede una cosa del genere i manager devono pagare un prezzo. Anche io da presidente del Torino ho vissuto momenti molto difficili, perché evidentemente facevo degli errori: sì, sono andato avanti ma da proprietario ho pagato un prezzo economico importante. Si prenda atto che l’uscita dal Mondiale è un fatto gravissimo, non a caso non accadeva da 60 anni”.
Quindi Tavecchio sbaglia ad arroccarsi in via Allegri?
“Quando fu eletto la prima volta non lo votai, poi gli ho dato il mio voto per la rielezione e ho gradito un certo lavoro svolto, andato al di là di quanto mi aspettassi. Il mio giudizio è positivo ma di fronte a questo fallimento deve trarre le conseguenze, non può andare avanti come se niente fosse. Non sono un elettore del Pd ma ho apprezzato il gesto di Renzi che dopo il referendum si è dimesso da premier e da segretario del partito, per poi ripresentarsi alle primarie e vincere. Tavecchio dovrebbe fare lo stesso: nulla gli vieta, in teoria, di ricandidarsi con un progetto super, ma serve un forte segno di discontinuità. E non basta gettare sul tavolo un nuovo c.t. di gran nome e molto amato…”.
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