«Roma mi formò come uomo e come calciatore. Juve e Milan furono le squadre dei successi». Fabio Capello si racconta. L’ex allenatore della Roma si racconta in un’intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’ in occasione del suo imminente 70esimo compleanno, che Capello festeggerà il 18 giugno.

Capello parla del rapporto che ha avuto con i dirigenti nei suoi anni da allenatore: «Moggi ha governato il calcio: Ibrahimovic e Cannavaro sono i suoi capolavori. Giraudo è stato il primo in Italia ad avere grandi strategie extracalcistiche. Con Baldini abbiamo trovato la condivisione degli interessi culturali. Con lui sfiorammo l’affare che avrebbe potuto cambiare la storia della Roma: la cessione al gruppo russo, che saltò per motivi diversi dalla politica». In particolare un commento sui suoi presidenti: «Agnelli aveva fascino e parlava dal pulpito. Berlusconi è stato geniale e si poneva con i suoi dipendenti come l’imprenditore che si rimbocca le maniche. Sensi è l’uomo al quale sono contento di aver dato la gioia dello scudetto». E infine un passaggio anche sui calciatori che ha allenato in questi anni: «Il più grande talento che ho allenato è stato Van Basten. Poi Ibrahimovic, Totti, Maldini, Baresi, Raul. Il più inespresso? Cassano».

Un riferimento anche al suo addio al club giallorosso nell’estate del 2004: «L’addio alla Roma fu inevitabile. Il mio ciclo era finito. Ma non fu una fuga. Il contatto con la Juve nacque grazie a Giorgio Tosatti e fu tutto molto rapido. Il club in cui mi sono sentito a casa? Al Milan sono stato benissimo. La gioia per lo scudetto di Roma è stata particolare. A Madrid vincere il titolo nel 2007 è stato qualcosa di speciale».

«Ho girato il mondo, ma nessun posto possiede la bellezza di Roma – conclude l’ex tecnico giallorosso – Il fascino millenario dei suoi monumenti è unico. Quando giocavo, dopo cena portavo gli amici ad ammirare i Fori. Fa male al cuore vedere come è stata ridotta».



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