AS ROMA NEWS FEYENOORD CAPELLO – Fabio Capello, ex allenatore della Roma che ha vinto lo scudetto nel 2001, ha rilasciato un’intervista a Il Messaggero parlando della finale di questa sera di Conference League. Queste le sue dichiarazioni:
Concentriamoci su Tirana: Roma-Feyenoord.
«La Roma che ho visto contro il Torino mi è sembrata molto concentrata. È stata la prima delle due finali indicate da Mourinho e mi pare che la squadra l’abbia interpretata nel modo giusto. Esame superato, ma adesso si sale sul palcoscenico internazionale e occorre qualcosa di più».
Giudizio sul Feyenoord?
«Non lo conosco bene, ma so che si sta riprendendo dopo un periodo oscuro. Gli olandesi sono sempre scomodi. Il loro campionato non è molto impegnativo e all’estero riescono a dare il massimo. Sono anche culturalmente più liberi di mente e quindi affrontano le partite senza stress».
I punti deboli del calcio olandese?
«Hanno sempre un filino di presunzione che li accompagna e talvolta sottovalutano l’avversario. L’altro limite è che non sono mai bravissimi a difendersi».
Il Feyenoord in effetti si presenta così: spavalderia e retroguardia rivedibile. L’antagonista perfetto per Mourinho.
«José è un maestro nella gestione di situazioni come questa. Dovrà tenere alta l’attenzione e bassa la tensione. Bisogna stare con la testa sul pezzo, senza lasciarsi logorare dai nervi. L’esperienza di Mourinho è una garanzia: affronta la quinta finale europea. In gare di questo livello, si sentono molto le responsabilità. Una squadra come il Real è abituata ad affrontarle, mentre la Roma da trentuno anni non vive queste dimensioni».
La Conference League è appena nata e secondo alcuni è la coppa dei mediocri.
«Sono chiacchiere senza senso, di chi non conosce bene i valori dello sport. Partiamo dalla considerazione che si tratta di una coppa europea e quindi ha una sua importanza. Secondo: arrivare in fondo non è stato una passeggiata. Anche la Roma, con la batosta rimediata in Norvegia, si è dovuta ricredere. Da quel giorno ha cambiato passo e ha meritato la finale. Ha eliminato il Leicester, un club inglese che un anno fa sfiorò la Champions e vinse la FA Cup».
La Roma non solleva un trofeo dal 2008: anche questo lungo digiuno dovrebbe creare motivazioni fortissime.
«Cominciare a vincere fa parte di un processo di crescita. Questa è una finale europea e per la Roma è importante. Se vuoi entrare nel circuito dei club di valore internazionale, devi mettere qualcosa in bacheca. La Conference League è un’occasione da non perdere».
Quali sono stati i fattori di crescita della Roma dopo mesi non facili?
«La squadra ha trovato compattezza e una certa solidità difensiva. Prendere meno gol è fondamentale: si guadagna in sicurezza e autostima».
L’impatto di Mourinho?
«All’inizio ha dovuto capire quale gruppo avesse tra le mani, conoscere l’ambiente e percepire dove potesse arrivare. Chiariti questi punti, identità di gioco, continuità e risultati sono stati la logica conseguenza».
Una corsa contro il tempo per recuperare Mkhitaryan.
«È un calciatore fondamentale: ha esperienza, ha i tempi giusti, sa inserirsi bene e possiede il senso del gol. È perfetto per il copione della Roma».
Il recupero di Spinazzola dopo un lungo stop è un altro elemento a favore.
«Non so quali siano le sue attuali condizioni di forma, ma ritrovarlo dopo lo splendido europeo è una bella notizia».
Zalewski è un’altra intuizione importante di Mourinho.
«Questo ragazzo è davvero interessante. Ha tutto per imporsi ad alti livelli: corsa, velocità, tecnica».
Abraham al primo anno in Italia ha segnato 27 gol, 9 dei quali in Conference: sono quasi sempre i centravanti a scrivere la storia.
«Pochi inglesi hanno avuto all’estero un impatto come il suo. E’ bravissimo e rappresenta un investimento lungimirante, ma la penso come Mourinho: può diventare ancora più forte».
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