Nicolò Zaniolo

AS ROMA NEWS CARBONI ZANIOLO – Vive a Barcellona e di tornare in Italia, Amedeo Carboni (ex di Roma e Sampdoria), non ci pensa minimamente: «Si vive bene in Spagna, glielo assicuro. La scusa è che i miei figli ormai si sono fermati qui ma la verità è che mi trovo veramente bene». Questa la sua intervista a Il Messaggero:

Di cosa si occupa?
«Dopo l’esperienza al Valencia, come calciatore e dirigente, ora lavoro in una società a livello mondiale, la Molca World, che ristruttura impianti sportivi. Gli stadi in Spagna sono quasi tutti nostri’. Dal Wanda Metropolitano dell’Atletico Madrid a quello del Betis, passando per Valencia, Malaga, Levante, Celta, Huesca e molti altri ancora in seconda e terza serie. Ormai la via sull’impiantistica è tracciata. O stadi di proprietà oppure affitti a lungo termine, tipo trentennali, da permettere così ritorni economici al club e ai Comuni di appartenenza».

Lei abita a Barcellona ma è stato per quasi 10 anni a Valencia. E proprio lì gioca Guedes, obiettivo della Roma per la prossima estate.
«È la classica ala che può svariare ovunque. Ha tiro, visione di gioco, dribbling. Si tratta di un ragazzo che ancora non ha espresso completamente il suo potenziale. Si deve completare. Appena arrivò a Valencia fu autore di un exploit tremendo, poi lo scorso anno, complice qualche infortunio, si è un po’ perso. Adesso è tornato ai suoi livelli. Ha un talento impressionante. Un anno fa mi aveva chiamato la Fiorentina perché gli interessava molto. A me ricorda molto il primo Cancelo. All’epoca per il terzino mi telefonò Spalletti e mi chiese cosa ne pensavo. Gli risposi che era un diamante grezzo. E lo stesso vale per Guedes. Se la Roma lo prende fa un affare. Questo diventerà un signor giocatore e poi Mourinho mi sembra il tecnico ideale per farlo esplodere. Tra l’altro è seguito da Mendes, il giro è quello lì».

Anche Zaniolo può far parte della categoria diamanti grezzi?
«Sì, certamente. Ora non sta vivendo un momento felice e giudicare da fuori non è mai piacevole. A me però dà l’idea che debba crescere a livello di mentalità. Per giocare nelle grandi squadre, non puoi basarti soltanto sul talento. Non basta. Devi certamente avere estro, velocità, potenza ma poi quello che fa la differenza è l’intelligenza di saperti collocare come persona. Sono i compagni che ti devono far sentire importante, non devi essere tu a sentirti. Ho l’impressione che Nicolò debba ancora capire questa differenza».

Mourinho è il tecnico adatto per fargliela comprendere?
«Non ho dubbi. Anche perché mi dà l’idea che si sia finalmente ambientato. Appena arrivato anche José ha fatto fatica a farsi capire dai giocatori. Molti di questi sono forti ma non sono abituati a vincere. Ora mi dà l’idea che sia nato un feeling importante».

A proposito di allenatori e di sintonia: dopo tanti anni, può raccontare come andò realmente il dialogo tra lei e Mazzone? Lo scambio di battute – «Quanti gol c’hai in serie A?» ,«Quattro, mister» , «E allora ndo c…o vai?» – è mai esistito?
«In parte sì (ride). Non mi ricordo la partita ma all’improvviso si arrabbiò perché Annoni sull’altra fascia saliva sempre e io dovevo coprire. Ad un certo punto mi sganciai e lui mi urlò una cosa del tipo Amedè, ma anche te vuoi annà avanti? Ma quanti gol c’hai in serie A, che vuoi annà avanti pure te?’ Io in realtà non risposi ma è vero che lui me lo domandò a suo modo. Un personaggio unico e incredibile, mi ha trattato veramente come un figlio».

Domenica si gioca Sampdoria-Roma.
«Sono i due club dove mi sono confermato come calciatore in serie A. A Genova la gente è spettacolare ma Roma è rimasta nel mio cuore in modo particolare. Ha questa caratteristica di adottarti anche se non sei nato lì. Quando ci vivi, diventi automaticamente cittadino romano e ti può capitare di tutto. Da conoscere il Papa ad essere contestato a Trigoria. Dopo che ci hai vissuto, puoi vivere in qualsiasi città del mondo. Non ti sorprende più nulla».



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