Josè Mourinho, Antonio Conte

AS ROMA NEWS TOTTENHAM MOURINHO CONTE – Due personaggi speciali, due manager vincenti, due uomini che si sono incontrati, annusati, scontrati, scornati, rincorsi e, in qualche modo, ritrovati. José Mourinho e Antonio Conte s’incrociano domani da avversari, nell’amichevole Roma-Tottenham, in programma allo stadio Sammy Ofer di Haifa, buon test per entrambe (gli Spurs sono a una settimana dall’esordio in Premier).

Come riferisce Il Messaggero, due allenatori di successo, con un passato colorito, per usare un eufemismo, nei rapporti personali: la versione originale e il Mou italiano. Personalità forti, uomini spesso divisivi: o di qua, o di là. E a un certo punto, di qua uno e di là l’altro. Ora, complice il tempo che passa e le strade che divergono, è tornato il sereno. Il bilancio, per la cronaca, è a favore di Conte: 4 successi, 1 pareggio e 2 ko nei 7 precedenti.

I due hanno condiviso ben tre panchine di prestigio: Inter, Chelsea, Tottenham. Conte è stato il primo coach a riportare l’Inter al successo in campionato, dopo il celebre Triplete mourinhiano, datato 2010. Undici anni dopo, nel 2021, sotto la guida di Antonio, il club nerazzurro è tornato a vincere la serie A. Conte, di sei anni più giovane saranno 53 domenica, auguri -, sbarcò nel 2016 al Chelsea, sette mesi dopo l’esonero di Mou, messo alla porta dai Blues nel dicembre 2015, dopo la sconfitta con il Leicester di Claudio Ranieri. E ancora Conte è stato arruolato dal Tottenham sette mesi dopo il licenziamento incassato negli Spurs da José, alla vigilia della finale di Coppa di Lega. Il colpo basso di Daniel Levy servì a ben poco: il 25 aprile 2021 il Manchester City di Guardiola vinse 1-0.

Tra Mou e Conte è tornato il sereno, ma tra l’ottobre 2016 e la primavera del 2018, ci furono scintille. Il primo scontro avvenne sul campo, il 23 ottobre 2016, in occasione di Chelsea-Manchester United. Un pomeriggio trionfale per i Blues: 4-0, con le firme di Pedro, Cahill, Hazard e Kanté. Mourinho non gradì l’esultanza sfrenata del collega dopo il quarto gol: “Così non si fa, hai esagerato. Un gesto come quello andava fatto dopo l’1-0, non dopo il 4-0”. Replica di Conte: “Ho sollecitato il pubblico ad applaudire perché si sentivano solo i tifosi dello United. Sono stato calciatore e so come comportarmi. Da parte mia rispetto tutti”.

Ma è nella stagione successiva che si va sul pesante. La faida divampa tra dicembre e gennaio. Mou accusa il collega senza nominarlo (“in panchina sembra un clown”), la replica è altrettanto dura (“ha la demenza senile”). A quel punto, Mou scatena la stampa portoghese amica e viene pubblicato un servizio dedicato a Conte in cui, sostanzialmente, si parla del suo passato da giocatore nella Juventus finita nel processo per doping e della questione scommesse. Il colpo finale arriva quando Mourinho spiega che lui non potrà mai essere accusato di aggiustare le partite. Anche l’Inter spaccherà i due. Al suo ritorno in Italia, dopo lo sbarco a Roma, con i nerazzurri freschi di conquista dello scudetto, il portoghese dice: “Quando si parla dell’Inter, nessuno può essere accostato a me o a Herrera”.

Da allora, complice la mediazione dietro le quinte di alcuni addetti ai lavori, c’è stata un’opera di paziente ricucitura dei rapporti. La stima professionale in realtà non è mai mancata. E’ stato uno scontro tra personalità forti e divisive. Ritrovarsi da avversari in Israele, in una nazione dove la pace resta un problema, potrebbe essere una buona occasione per stringersi la mano e mettersi definitivamente alle spalle il passato.



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