Leandro Castan

Una sfida nella sfida, tra due grandi amici che da compagni di squadra hanno condiviso successi e sofferenze per quattro stagioni consecutive. Domani, allo stadio Grande Torino, capitan Totti (dovesse giocare) passerà spesso dalle parti di Leo Castan ed è facile immaginare che troverà pane per i suoi denti. Il brasiliano, infatti, sa di avere di fronte a sé la partita chiave per lasciarsi alle spalle un recente passato fatto di dolore e di angoscia, come dire l’occasione giusta per dimostrare di essere un difensore di livello eccelso e non più un caso clinico.

IN CRESCITA – «Questa è la volta buona per riuscire a voltare definitivamente pagina» deve aver pensato in questi giorni il difensore del Toro. Il suo obiettivo, d’altra parte, passa attraverso i risultati del campo per superarli e andare ben oltre, come svelò al primo approccio granata: «La mia vittoria più grande sarà fare una conferenza stampa in cui nessuno mi chiederà più come sto. Io adesso sto bene e ho solo bisogno di giocare con continuità per ritrovare reattività e contatto con la palla». Il resto, poi, è quasi uno sfizio considerando la bufera che ha attraversato, fino a quella maglia della Seleçao «che comunque resta nei miei pensieri». Di sicuro Castan ha una «fame» pazzesca di recuperare il tempo perduto e per farcela si affida anima e corpo a Mihajlovic che gli sta tracciando la strada da seguire. Novanta minuti consecutivi contro Bologna, Atalanta e, domenica scorsa, Empoli, prima della panchina di mercoledì nella battaglia di Pescara. Un riposo forzato che gli ha permesso di non sovraccaricare i muscoli e che gli consentirà domani di essere al top e di incrociare da avversario colui che ha più volte definito «il numero 10 più forte della storia».

GLI ALTRI – Ma quella contro la Roma non sarà una partita da «circoletto rosso» solo per l’ex difensore del Corinthians: nel Toro ci sono infatti altri tre giocatori che, pur con motivazioni diverse, bussano e chiedono una maglia da titolare. Per Cesare Bovo sarà un bel tuffo nel passato mentre Iago Falque vive quella situazione particolare di chi ha il cartellino ancora di proprietà giallorossa — è in prestito — pur avendo vissuto a Roma una parentesi fatta di 22 presenze e 2 gol che si è chiusa con l’arrivo di Spalletti. Infine c’è Adem Ljajic, l’uomo più atteso dalla curva Maratona, in recupero dall’infortunio che lo ha costretto a 4 settimane di stop. Il serbo ieri ha lavorato ancora a parte e andrà in panchina con tanta voglia di archiviare la falsa partenza in stagione. Finora ha giocato solo 28 minuti con il Milan e 26 minuti con il Bologna; domani potrebbe assaggiare il campo nel finale per poi presentarsi a tempo pieno la prossima settimana, contro la Fiorentina. «Con lui e Belotti il Toro diventerà una squadra diversa» garantisce Mihajlovic che incrocia le dita: il tempo dei rientri è ormai arrivato.

(Gazzetta dello Sport – F. Turco)



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