(La Repubblica – F. Proietti) Chissà se l’entusiasmo romanista dopo la notte col Barça alleggerirà i nervi della squadra di Di Francesco, o se Inzaghi sarà bravo a distendere quelli della Lazio dopo l’amaro digerito giovedì a Salisburgo. Di certo sono proprio i nervi a decidere, spesso, il derby di Roma: dal ’94 a oggi non c’è una partita in Italia che abbia raccolto più espulsioni. Cataldi e Rüdiger la scorsa stagione hanno portato il conto a 36 cartellini rossi ( coppe comprese) in 24 anni di sfide, vette di un corollario arricchito da certe frasi al limite del razzismo di Lulic, un gestaccio di De Rossi alla panchina, la simulazione di Strootman, gli insulti di Keita a un raccattapalle romanista. Ad alimentare ancora di più una tensione che negli ultimi 5 anni ha prodotto qualcosa come 102 ammonizioni (7 a partita) e 8 espulsioni, la posta in palio. Lazio e Roma giocheranno il derby di stanotte – si riaccendono i riflettori in campionato per la prima volta dal 2013 – affiancate, in piena zona Champions, con la forte sensazione che perdere possa pregiudicare la corsa ai primi 4 posti.
Quello che successe tre anni fa, quando si trovarono di fronte alla penultima giornata e arrivarono a giocarlo divise da un punto: Roma seconda, Lazio terza. Fu anche l’ordine d’arrivo finale. All’epoca Inzaghi e Di Francesco non si erano nemmeno mai sfidati: da quando hanno iniziato a farlo però non è mai finita con un punteggio diverso dal 2- 1, due volte per il laziale, una per il romanista ma nel derby d’andata. Di Francesco affronta il peso del curriculum di una Roma che degli ultimi 13 derby ne ha persi solo 3: per difenderlo pensa di riproporre la difesa a tre utile a rovesciare il Barcellona. È la stessa su cui Inzaghi ha costruito le fortune della sua Lazio: se poi dovessero diventar rosse, non sarebbe certo per l’imbarazzo.
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