Aleksander Ceferin, presidente della UEFA, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera toccando diversi temi. Fra questi il rapporto tra il mondo del calcio e le tristi problematiche di attualità, ma anche la questione Superlega.
I rapporti Uefa-Putin?
«In passato corretti, era ben preparato per un meeting. Non credo sia tifoso di calcio, gli piacciono più altri sport».
Escludere gli atleti e i club russi lo ritiene giusto?
«Le sanzioni sono necessarie: non è politica, ma una crisi umanitaria. Mi piange il cuore a punire gli atleti: non è la loro guerra, non l’hanno decisa né voluta. Ma dobbiamo mostrare unità per la pace».
La Uefa ha chiuso il contratto con Gazprom. Quanto le è costato in termini politici e economici?
«È stato giusto. Finanziariamente è costato molto (150 milioni fino al 2024, ndr). Per noi è un colpo al portafoglio, ma alla gente viene tolta la vita. Parlo tutti i giorni con Pavelko, presidente della federazione ucraina. Ho avvisato Dyukov della federcalcio russa prima di decidere: non sono un codardo, non faccio le cose di nascosto».
Capitolo Superlega. Teme la sentenza della corte di giustizia europea che deve decidere se la Uefa ha una posizione dominante nel calcio?
«No per niente, sarà una decisione simbolica. Se stabiliscono che la Uefa è un monopolio, i tre club si facciano pure la loro Uefa, giochino le loro competizioni. Perché vogliono stare nelle nostre? Vogliono stare qui e là, ma là non esiste, è un luogo metafisico. Penso credano anche che il mondo sia piatto. E poi finiamola di chiamarla Superlega, chiamiamola per quel che è: la Terrible League».
Quali sono i rapporti tra Uefa e Juve, tra lei e Agnelli?
«Uefa e Juve sono due istituzioni: avranno sempre rapporti corretti. Sulla persona che lei ha nominato non voglio più dire una parola: è il passato».
La pandemia ha messo in ginocchio i conti. Come sarà il nuovo Financial Fair Play?
«La pandemia ha creato problemi a tutti, ma per alcuni è stata una buona scusa per la loro cattiva gestione. Il Financial Fair Play era nato per eliminare le perdite nel calcio, ora bisogna concentrarci di più sull’equilibrio competitivo».
Il mercato così aperto e lungo va ridimensionato?
«Di togliere la finestra di gennaio ne parlavamo, poi la pandemia ha bloccato tutto. Ora c’è la guerra. Riprenderemo il discorso più avanti».
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