Gerson

(Il Tempo – E. Menghi) Coppa di traverso, e non è una novità. La maledizione dura ormai da dieci anni, da tanto la Roma cerca l’ambita «stella d’argento» (che in realtà la Juve non ha messo sulla maglia) nella competizione che un tempo le regalava gioie e trofei (9, solo i bianconeri ne hanno di più in bacheca), ma dall’ultimo successo datato 2008 sono stati di più i dispiaceri. Su tutti la finale persa con la Lazio, un segno indelebile che ha invertito la tendenza: dal 26 maggio 2013 ad oggi sono arrivate due eliminazioni agli ottavi di finale, quella clamorosa con Garcia in panchina e lo Spezia che festeggiava ai calci di rigore, facendo esplodere la crisi nella capitale, culminata con l’esonero del tecnico francese 28 giorni dopo, e il bruciante ko di ieri, per mano del Torino, una sorta di succursale della Lazio. A partire da Sinisa Mihajlovic, che ha ottenuto la terza vittoria da allenatore contro i giallorossi: «Godiamocela. Abbiamo dimostrato di poter giocare alla pari con la Roma, sono contento per la qualificazione e per la prestazione: abbiamo dimostrato di avere carattere. Sapevo che Milinkovic-Savic avrebbe parato il rigore a Dzeko». Proprio lui, il secondo portiere in cui scorre sangue biancoceleste, Vanja, il fratello del centrocampista della Lazio: con 10 parate ha fatto un piccolo record in questa competizione, visto che nessuno ha fatto meglio finora in questi ottavi. Sergej ha seguito la gara con gli amici e ha esultato davanti alla tv, soprattutto alla prodezza sul penalty di Edin. Tutto raccontato nelle storie di Instagram. Il calcio ai tempi dei social viaggia veloce e spesso si cade nel «vizietto» di commentare le disgrazie altrui con il rischio che prima o poi si venga ripagati con la stessa moneta. Vedi l’«E vai…» twittato da Felipe Anderson. Chi alle parole ha preferito i fatti è stato De Silvestri, che ha iniziato a muovere i primi passi da calciatore nella Romulea, ma ha esordito con la maglia biancoceleste a 17 anni, e ieri è stato lui a dare il via al successo granata in una partita che sapeva un po’ di derby: «Ora gioco con il Torino, ma sicuramente l’Olimpico mi ricorda bei momenti… Il mio gol ha portato alla qualificazione, dopo tanti anni si è arrivati ai quarti. Sono contento anche per me stesso, segnare qui contro la Roma non è mai facile. Siamo stati cinici e abbiamo saputo soffrire, complimenti a noi». L’opposto della squadra di Di Francesco, timida e sfortunata davanti (siamo a 16 pali colpiti in 23 gare), nonostante avesse tenuto il pallino del gioco. Eusebio affronterà una cosa nuova per lui, applaudito per i successi in campo internazionale e la maturità mostrata dalla Roma contro le grandi d’Europa. Il girone di Champions è stato un piccolo capolavoro, e il suo valore non sarà intaccato dalla caduta nella Coppa nostrana. Un po’ perché era un undici totalmente stravolto quello che ha affrontato il Torino, un po’ perché sembra che i giallorossi non riescano a rialzarsi nella competizione in cui spesso e volentieri sono stati protagonisti. Dal derby del 2013 la Roma non ha più saputo arrivare all’ultimo atto, due volte si è spinta fino alle semifinali e, oltre alle due eliminazioni agli ottavi, c’è un altro capitolo doloroso in Coppa Italia: nella stagione 2014-15, si è sfiorata la figuraccia all’esordio con l’Empoli che ha trascinato i giallorossi fino ai supplementari, ma la strada impervia non ha regalato sorrisi, perché ai quarti contro la Fiorentina è arrivato un duro ko per 2-0. Il giorno della rinascita di Gomez, mentre la Roma scriveva l’ennesimo capitolo di questa storia maledetta.



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