Stephan El Shaarawy

GAZZETTA DELLO SPORT (M. CECCHINI) – Stavolta i dubbi sfumano come la Costa Azzurra dai finestrini del charter che riporta la Nazionale in Italia. El Shaarawy ha rialzato la cresta e da ora in poi – alla Roma e in Nazionale – sarà difficile fare a meno di lui. Il Faraone è tornato, e lo ha dimostrato rivitalizzando gli azzurri contro l’Uruguay. Se Muslera gli ha negato il gol con una parata da urlo, il modo perentorio con cui è andato a prendersi il rigore del tris – santificato da De Rossi, capocannoniere di questa Nazionale (21 reti) e più veterano di Dino Zoff (113 presenze) – ci ha detto che El Shaarawy vuole uscire da limbo del «vorrei ma non posso», ed il primo ad averlo capito è proprio lui.

OBIETTIVO MASSIMO – «Il mio obiettivo è essere titolare nella Roma e nella Nazionale – ha detto l’attaccante –. Sono convinto delle mie qualità, penso di poter fare bene e nella partita contro l’Uruguay credo di averlo dimostrato». El Shaarawy non è sorpreso dell’impatto avuto col match, fino a quel momento abbastanza sonnolento. «Mi ero preparato bene, a livello psicologico e fisico venivo da un buon momento con la Roma e avevo voglia di giocare – ha raccontato –. A parte la convocazione per l’ultimo stage di Ventura, da tempo non ero in Nazionale ed è andata bene. Abbiamo vinto al termine di una prova positiva e con lo spirito giusto, sono contento per la vittoria e per la prestazione personale».

FIDUCIA – L’impressione è che il Faraone si nutra di fiducia così come l’antico Egitto dipendeva dalle piene del Nilo. Con Spalletti l’ha avuta a corrente alternata. Nel campionato 2015-16 il modulo senza centravanti vero lo aveva agevolato, ma durante l’ultima annata – quando Dzeko ha riconquistato il posto da titolare a suon di reti – la sensazione è che il dualismo con Diego Perotti lo abbia penalizzato, almeno sino al finale di stagione, quando l’azzurro ha vinto lo sprint con l’argentino. «Per un giocatore la fiducia è fondamentale, in particolare per me, è anche questione di carattere e nel finale di stagione ne ho avuta un pochino di più e le cose mi sono riuscite meglio». Adesso toccherà a Eusebio Di Francesco convincerlo della sua centralità nella nuova Roma, tanto più che il d.s. Monchi gli ha ribadito stima e assoluta voglia di tenerlo in giallorosso, nonostante le sirene di Torino e Fiorentina cantino per convincerlo a trasferirsi in squadre dove avrebbe un posto tra gli undici assicurato. «Cosa mi serve per essere titolare? Tanta determinazione e tanta voglia di fare, anche in allenamento dove bisogna cercare di andare a mille perché quello che fai in allenamento poi te lo ritrovi in partita». Parole da stakanovista, che piacciono anche a Ventura. Proprio per questo il c.t. pensa anche di farlo giocare dall’inizio tra due giorni a Udine contro il Liechtenstein, quando ci sarà bisogno di fare tanti gol per provare a colmare il gap con la Spagna. El Shaarawy d’altronde è pronto. Chiede solo strada.



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