Cinque giorni al primo esame. Se si trattasse di maturità, sarebbe lo scritto. L’orale, che determina la sentenza definitiva, è rimandato a martedì 23 all’Olimpico. La sfida contro il Porto, mezza stagione in ballo tra prestigio e finanze, arriva a ridosso di Ferragosto, in pieno clima vacanziero. Quindi troppo presto. Ma proprio per questo non va fallito e proprio per questo è stato preparato con cura maniacale da Luciano Spalletti, che ha avvisato la Roma sulla scorta delle statistiche: è molto difficile partire a razzo in campionato – Roma-Udinese si gioca a cavallo dei due impegni con il Porto – e nello stesso tempo conquistare la fase a gironi di Champions League. Se potesse scegliere, Spalletti eliminerebbe il Porto a costo di un mezzo passo falso italiano. Ma l’obiettivo è non sbagliare neanche un colpo, come le nostre meravigliose tiratrici ieri a Rio. Da qui la necessità di ruotare i giocatori all’interno delle quattro partite da affrontare in 12 giorni, tra il 17 e il 28 agosto: Porto fuori, Udinese in casa, Porto in casa e Cagliari fuori. Niente calcoli, la Roma vuole tutto. Ha deciso, Spalletti, di non sottoporre la squadra a uno stress eccessivo nelle amichevoli, selezionando avversari morbidi soprattutto con l’approssimarsi del playoff. Ieri addirittura, grazie all’ausilio delle tecnologie di rilevamento dati di cui la Roma si è dotata, si è accorto che i giocatori erano al limite dello sforzo e così ha concesso loro una giornata di relax. Da oggi però tornerà a «tirare il collo» (espressione sua) ai suoi ragazzi, senza più un attimo di respiro fino alla partenza per il Portogallo, prevista con un volo charter nella mattinata di martedì 16. In questa pagina analizziamo quattro motivi per i quali la Roma deve avvicinarsi con fiducia alla sfida: la grande organizzazione tattica, la qualità della rosa, la personalità dei giocatori, la vena ritrovata di Edin Dzeko. Secondo il ranking Uefa, il Porto è favorito. Ma nella realtà è davvero così?

SPALLETTI HA INSEGNATO PRESSING E MOVIMENTO – Per il 70 per cento del tempo, Spalletti ha insistito sull’organizzazione tattica. «Mai visto un allenatore così» raccontava Dzeko negli Stati Uniti, sorpreso della quantità di ore che Spalletti ha dedicato all’addestramento sul campo, a scapito delle ripetute, degli allunghi e in generale delle corse cosiddette “a secco”. Questo non ha inficiato, naturalmente, la preparazione atletica, perché l’intensità del lavoro è stata tale da far uscire stremati i giocatori della Roma dagli allenamenti: «Se proprio volete rifiatare, fatelo con il pallone tra i piedi», urlava Spalletti a Boston, tanto per chiarire che nella sua filosofia di lavoro il movimento continuo, le sovrapposizioni, la ricerca di spazi in profondità sono determinanti per la costruzione di un gioco produttivo. Naturalmente anche quelli del Porto sanno giocare a calcio, quindi Spalletti ha preteso molte esercitazioni sul pressing: sia in uscita, partendo dall’impostazione con i piedi del portiere, sia in entrata, con l’aggressività (modulata, non continua) di Nainggolan a tagliare i rifornimenti per recuperare il pallone nella metà campo avversaria. Diversi gol estivi sono venuti così.

SOLO UN CAMPIONE D’EUROPA E’ DEL PORTO – Nella sfida undici contro undici, o anche diciotto contro diciotto, perché la Roma dovrebbe tremare davanti al Porto? Nel Portogallo campione d’Europa soltanto un calciatore veniva dal club dei dragoni: il centrocampista Danilo Pereira, che peraltro nella finale con la Francia è rimasto in panchina per scelta tecnica. Il Porto sta attraversando una crisi generazionale, negli ultimi tre anni ha vinto solo una supercoppa nazionale, e ha chiamato un allenatore, Nuno Espirito Santo, che viene da un bruciante esonero al Valencia. La squadra che ha chiuso il campionato al terzo posto non è cambiata molto, se si eccettua l’innesto del terzino Telles, ex Inter, il centrale difensivo Danilo e il giovane trequartista Otavio, rientrato dal prestito al Vitoria Guimaraes. Ha escluso una delle punte di diamante, Aboubakar, sostituendolo con il belga Depoitre, che però non potrà giocare avendo già fatto un preliminare di Euroleague nel Gent. Ci sono anche giocatori molto bravi come Herrera che piace al Napoli o come l’altro attaccante Brahimi, senza contare un portiere esperto come Casillas, ma pochi titolari del Porto sarebbero schierati stabilmente nella Roma.

STROOTMAN-VERMAELEN AGGIUNGONO CARATTERE – Se è vero che il Porto ha sempre superato il playoff di Champions League, che per la Roma invece rappresenta una novità assoluta, è bene ragionare su una differenza importante: la tradizione non fa gol e non vince le partite, l’esperienza e la personalità sì. Sotto questo punto di vista Spalletti ha più risorse rispetto al collega Nuno, che nella sua rosa non ha la cattiveria agonistica di Strootman e la tranquillità elegante di Vermaelen, che sono due innesti molto preziosi sotto il profilo caratteriale. Non ha nemmeno l’aggressività di Manolas e la disinvoltura di Florenzi. Hector Herrera, il capitano messicano del Porto, ha giocato 22 partite in Champions e 44 in nazionale. Daniele De Rossi, che presumibilmente indosserà la fascia nella doppia sfida preliminare, è arrivato a 47 presenze in Champions e 106 in nazionale. Casillas è sempre Casillas, un eroe pluridecorato, ma è un portiere e sul piano della personalità inciderà fino a un certo punto. L’impatto ambientale, e lo stadio pieno a Oporto nella partita d’andata, potrà essere neutralizzato proprio grazie ai nervi saldi. In questo senso, la Roma è stata concepita per resistere alla tensione.

DZEKO RE DELL’ESTATE – La Roma ha cambiato diversi elementi, soprattutto in difesa, ma sembra avere anche un nuovo centravanti: al di là dei numeri che contano il giusto, 13 gol in 6 amichevoli, Edin Dzeko ha dimostrato allenamento dopo allenamento di essere un giocatore molto diverso rispetto alle delusioni della scorsa stagione. Ha imparato l’italiano, scherza spesso con i compagni, ha capito Spalletti. E poi, cosa ancora più importante, ha recuperato una condizione atletica ottimale grazie allo smaltimento della massa grassa che ne aveva frenato agilità ed esplosività nel primo anno italiano. Il lavoro concordato con lo staff della Roma durante le vacanze ha dato i suoi frutti. E a oliare l’ottimismo dei tifosi possono provvedere i due precedenti, in Germania e in Inghilterra: tanto al Wolsfburg quanto al Manchester City, Dzeko è esploso nella seconda stagione vincendo in tutti e due i casi il campionato. La Roma si augura vivamente che la storia si ripeta mentre Spalletti è orientato a rilanciare il suo centravanti: «Ripartiremo dal 4-3-3, con l’idea di usare Dzeko» dice l’allenatore, che dopo la quaterna rifilata all’Unicusano Fondi lo ha elogiato pubblicamente. Difficile che lo tenga fuori contro il Porto.

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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