Kostas Manolas

(Il Tempo – E. Menghi) Più di qualsiasi frase motivazionale è chi l’ha scritta o l’ha pronunciata che può fare la differenza. Dal primo giorno, infatti, Monchi e Di Francesco hanno lavorato insieme per costruire una mentalità vincente, basata sul concetto del non accontentarsi mai, ripetuto più volte nell’intimità dello spogliatoio e davanti alle telecamere. Sono i veri motivatori della Roma, il diesse ha dalla sua l’esperienza con il Siviglia con cui ha fatto tripletta di vittorie in Europa League prima di cominciare l’avventura nella capitale, il tecnico è un novellino in Champions ma si è presentato con la fame di chi ha fretta di spiccare il volo. In una stagione ha trasformato un libro nero in una storia interessante, oltre ogni aspettativa: i giallorossi hanno vinto 6 delle ultime 26 partite della competizione, ma 5 delle ultime 10. Una decisa svolta in positivo. Gli applausi scroscianti che il pubblico gli ha dedicato dopo l’impresa con il Barcellona sono il meritato riconoscimento per un allenatore capace di trasmettere ai suoi il coraggio di provarci e di fornire la tattica migliore per riuscirci. La mossa del 3-4-3 ha funzionato con i blaugrana, ma non a Liverpool, Di Francesco se n’è reso conto forse troppo tardi, ma anche lì ha saputo rimediare e ridare equilibrio alla squadra. Si ripartirà dal 4-3-3 e da un atteggiamento diverso, meno impaurito magari, con lo stadio pieno a dare la giusta carica. Serviranno tanti gol, almeno tre, e il peso dell’attacco sarà sulle spalle di Dzeko e Schick, il duo che finalmente funziona ed è in fiducia: Edin ha segnato una doppietta sabato, Patrik la seconda rete consecutiva in Serie A. Non c’è mai stato momento migliore quest’anno per loro. Il bosniaco con 7 centri è diventato il marcatore giallorosso più prolifico in una stagione di Champions, i suoi gol pesano come macigni e quello che ha riacceso le speranze ad Anfield potrebbe rivelarsi importantissimo. Dzeko conosce bene l’avversario, con la maglia del Manchester City ha fatto male 3 volte ai Reds e altrettante a Klopp quando il tedesco era sulla panchina del Borussia Dortmund e lui giocava in Bundesliga col Wolfsburg. La Roma in 8 occasioni ha segnato almeno 3 reti in casa in quest’annata e, se nella sua storia ha subito 14 eliminazioni dopo aver perso la gara d’andata, è vero anche che ce l’ha fatta nelle altre 8. La rimonta ce l’ha nel DNA. Ma non basterà un attacco atomico, non da solo quantomeno. Dall’altra parte Alisson dovrà alzare il muro, e i precedenti all’Olimpico fanno ben sperare: la Roma non ha mai subito gol in casa in Champions League, nonostante si sia trovata davanti campioni del calibro di Messi o Hazard. Il portiere brasiliano, reduce dal rigore respinto a Inglese in campionato, ha fatto più parate di tutti in questa edizione della competizione europea, ben 44. Dalle sue parti non si passa facilmente. I presupposti per crederci ci sono, in più Pallotta spera di essere un buon amuleto in tribuna: è tornato esclusivamente per assistere al match di ritorno e sta ingannando l’attesa facendo il turista nella capitale. Non ci sono impegni istituzionali nell’agenda del patron, solo un sogno in cui credere fino in fondo.



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