AS ROMA NEWS JUVENTUS – Juve quasi in Champions, Roma sempre in corsa per l’Europa a cinque stelle. L’1-1 dell’Olimpico dice e non dice, non risolve. La Juve ha scelto la strategia del passettino, quarto pareggio di fila, a conservare il vantaggio e il terzo posto, complice il fatto che alle sue spalle nessuno corre più, Atalanta a parte, scrive La Gazzetta dello Sport.
La Roma, al secondo pareggio consecutivo, si giocherà tutto domenica a Bergamo, nello “spareggio” per il quinto posto contro l’Atalanta, ma prima dovrà passare a Leverkusen, per la missione impossibile nel ritorno delle semifinali di Europa League. Ed è da qui, dalla Roma impegnata nelle euro-coppe e dalla Juve euro-esente, che bisogna cominciare per pesare la partita di ieri sera. Sotto questo aspetto il punto della Roma vale di più perché i giallorossi 72 ore prima si erano spremuti nell’andata contro i tedeschi, mentre la Signora si rilassava sul divano.
Roma con sistema ibrido, per non dire multiplo: 4-3-3 virante in 4-2-3-1, con sfumature a tratti di 4-1-4. Un’orgia di prefissi per dire che De Rossi si è inventato un attacco particolare: Baldanzi a destra e Dybala dietro Lukaku, a condensare tecnica e velocità in quella zona di campo; Pellegrini e Angelino a riempire la fascia sinistra, lato debole della difesa juventina quando i giallorossi attaccavano dall’altra parte.
Il piano è riuscito. La prima grande occasione romanista: cross di Angelino dalla corsia mancina e colpo di testa di Kristensen a planare sulla parte alta della traversa, malevola coincidenza con il legno colpito da Lukaku contro il Bayer sullo 0-0. Il gol dell’1-0 ha preso forma come De Rossi forse si immaginava, perché è stato generato dall”ammasso” di qualità a destra: Baldanzi prima e Dybala poi hanno triturato Danilo e Bremer, tiro di Cristante, respinta goffa e corta di Gatti su Lukaku che a due passi dalla porta ha messo dentro e ha centrato la tombola delle 300 reti in squadre di club.
De Rossi ha raccolto quel che ha seminato con lo studio degli avversari e il rimescolamento di alcune sue carte. La Juve – che in avvio si era divorata il vantaggio con Vlahovic in area – ha risposto con la semplicità di Allegri. Chiesa è traslocato da sinistra a destra, ha sdraiato Angelino e ha crossato alla perfezione per Bremer, svettante su Llorente e Kristensen: 1-1. Cross e testa, dritti al punto. Roma più a bella a vedersi per palleggio, e con la zanzara Baldanzi a infastidire il triangolo Rabiot-Cambiaso-Danilo. Juve essenziale e mossa dalla gamba ritrovata di Chiesa. Opposte visioni e tendenze.
Niente Dybala alla risalita dagli spogliatoi. L’argentino è uscito per l’ennesimo fastidio muscolare ed è entrato Zalewski, per un chiaro abbassamento di qualità. Chiesa è stato incontenibile, nel primo scorcio di ripresa, con tanto di palo colpito e di varie sgasate. Un attaccante ritrovato, a 40 giorni dall’Europeo: il c.t. Spalletti può sorridere. Vlahovic, per contro, vagava nella nebbia, non lo trovavano né si faceva trovare. La Roma ha subito per 20 minuti scarsi, poi ha scoperto di avere energie nascoste e le ha usate per risalire il campo.
Svilar è stato super in almeno quattro occasioni – su Rabiot, Chiesa, Locatelli e Kean -, ma la Roma non è rimasta passiva, ha continuato a tenere il pallino del possesso e ha avuto le sue chance, con Pellegrini, con Kristensen e con Abraham, che a recupero quasi scaduto ha buttato via una chance come gli era capitato giovedì contro il Bayer. L’inglese è uscito dal tunnel di un infortunio grave e ci sta che fatichi a riprendere la confidenza.
Fatti i conti, il pareggio ha una sua giustezza di fondo. Certo, fa specie questa Juve formichina, pareggiante come poche altre volte nella sua storia – l’ultimo poker di pari consecutivi in Serie A risale al febbraio-marzo 2012 con Antonio Conte allenatore – e incapace di vincere una gara in trasferta da sette giornate, cosa che non le capitava dal 1998-99, con Lippi allenatore, e in quel caso la striscia arrivò a nove.
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