ULTIME NOTIZIE AS ROMA LECCE COPPA ITALIA – José Mourinho si regala l’Inter ai quarti di finale di Coppa Italia e, anche se un po’ meno dell’Inter, fatica ad arrivarci. Anche lui ha il suo Ranocchia, cioè Kumbulla, che raddrizza il risultato e ha il suo Sensi, ovvero Abraham, che chiude il conto e allontana gli spettri, con l’aiuto di Shomurodov, che firma il tris della sicurezza, scrive Il Messaggero.
In mezzo un po’ di sofferenza, specie nel terribile primo tempo, e qualche esperimento che, in certi casi, è meglio evitare e questo José lo ha capito ma sa che alcune scelte si rendono obbligate, in attesa di cambiare gli eventi. La Roma alla fine vince la partita con i suoi uomini migliori, sprecando energie di troppo in vista di Empoli e lascia – era un dovere – come unico evento disastroso contro il Lecce quello del 1986. La Coppa Italia da queste parti ha un valore, giusto onorarla, cercando di andare avanti il più possibile. Appuntamento a San Siro, nella vecchia casa dello Special.
Mourinho ci tiene alla Coppa, questo è noto, ma contro la squadra di Marco Baroni non manda in campo tutti i suoi titolari (Mancini è squalificato, Pellegrini out ed ElSha è ancora ammaccato, Smalling in tribuna vede l’Empoli), proponendo una mediana con Oliveira (buono), Cristante e Veretout, un terzetto che nella sua testa in questo momento è quasi il meglio che si possa proporre. Si sbagliava, si ravvederà. Le anomalie sono Maitland-Niles a sinistra e Perez – sesta partita da titolare in stagione – alto a destra. Qualcosa non funziona.
Rui Patricio prima trema, per un tap-in di Olivieri interrotto in piena area da Kumbulla, poi incassa il colpo di testa vincente di Calabresi, l’ex. E la partita si mette subito male, nonostante le buone intenzioni. Il Lecce è tosto pur con una squadra con molte riserve, ma la Roma non gioca bene, fatica, nonostante l’impegno non manchi. È un trend che va avanti da un po’: errori tecnici banali, tiri improponibili, il tutto accompagnato dal sottofondo di pochi ma rumorosi tifosi della Roma, che fischiano.
Ci vuole una reazione, che arriva, per inerzia, su calcio da fermo, ormai marchio di fabbrica della squadra di Mourinho. Angolo, testa di Abraham e testa vincente di Kumbulla, che sta ridando segni di vita da un po’. Non che i gol da calcio piazzato non valgano, è solo un dato che testimonia quanta fatica la Roma faccia a produrre occasioni pulite davanti alla porta avversaria. Nel primo tempo, se ne conta una vera – gol a parte – quella di Felix, leggero nello scucchiaiare un pallone che andava tirato col fucile.
Mourinho capisce che certe scelte non può permettersele, nemmeno al primo turno di Coppa Italia e in più contro una formazione, seppur buona, ma sempre di serie B. E nella ripresa ricomincia da tre: dentro Zaniolo (per Perez) e Mkhitaryan (per Veretout) a dare più qualità in avanti e in mezzo, in più c’è Viña per lo spaesato Maitland-Niles.
Palo di Zaniolo appena 38 secondi dall’inizio della ripresa. Altra musica, no? Così appare. Si comincia a correre, si sbaglia meno. Zaniolo dà un impulso di adrenalina, Abraham segna un gol da centravanti vero («Mentalità sbagliata nel primo tempo. I 15 gol? Voglio di più», dirà). E la partita è ribaltata in meno di dieci minuti della ripresa.
L’espulsione di Gargiulo poi, doppia ammonizione (la seconda per fallo su Nicolò), aiuta e impedisce al Lecce di non tornare più in partita. Manca il gol di Zaniolo, il quale ci va solo vicino, così come Micki, che però si toglie la soddisfazione di lanciare in porta Shomurodov per il tre a uno. Può bastare.
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