Tammy Abraham

Tutto è iniziato proprio contro l’Atalanta. Perché sino al successo di Bergamo (18 dicembre), anche Abraham era finito nel tritacarne umorale di una piazza che fatica a conciliare la parola «tempo» con l’assenza di vittorie che dura ormai da 14 anni, scrive Il Messaggero.

Appena 4 reti in 17 gare di campionato, qualche gol sbagliato e legno colpito di troppo, e puntuali erano arrivati i classici mugugni, messi a tacere soltanto grazie ad un paio di doppiette contro lo Zorya e il Cska Sofia in Conference League. Poi però c’è stata Bergamo: due reti e una prestazione da urlo, da centravanti moderno a tutto campo. Ed è iniziata un’altra storia che ha visto Tammy, ormai unanimemente riconosciuto come un grande colpo di mercato, a segno 8 volte nelle ultime 10 partite di serie A.

Sette di questi gol sono arrivati nelle ultime 5 trasferte, sei nel solo 2022. Numeri che lo collocano al primo posto nella classifica cannonieri dell’anno solare (è 4° invece in quella dall’inizio del torneo). L’inglese precede Immobile, Caprari, Raspadori e Pereiro (4). Un’escalation che si sposa con la consapevolezza di un ragazzo che sta lavorando per diventare un uomo-squadra.

La personalità di voler calciare il rigore a Sassuolo, sottraendolo ad Oliveira (in forte dubbio per sabato), bissato da quello a La Spezia al 99′, dopo una gara da dimenticare, fanno parte di una crescita che ripaga la Roma della somma spesa in estate (45 milioni, bonus inclusi). Soldi benedetti che rendono il numero 9 il miglior acquisto dell’ultima sessione estiva in serie A.

Non è ancora il mostro che Mourinho ha in mente, ma la strada intrapresa è quella giusta. Perché poi i centravanti, al di là dei gusti personali e delle parole, si pesano con i gol. E Tammy da questo punto di vista è secondo a pochi. Per dire, Zaniolo, El Shaarawy, Shomurodov e Felix hanno segnato in campionato soltanto due reti ciascuno mentre Carles Perez è ancora fermo a zero.

L’ex Chelsea, al di là del fatto di esser diventato il primo inglese a raggiungere 12 centri in serie A da Gerry Hitchens (ne siglò altrettanti nella stagione 1962-63), sommando i sei gol in Conference League e quello in Coppa Italia è già arrivato ad un totale di 19. Per intenderci: Dzeko al primo anno in giallorosso si è fermato a 10. Mostri sacri dell’immaginario popolare come Montella e Batistuta a quota 21.

Altri tempi, altre squadre, altri obiettivi, si dirà. Vero. Il fatto è che Tammy più che continuare a segnare con questa continuità non può fare. E sabato vuole tornare a farlo anche all’Olimpico (pronto nuovamente a riempirsi: già 35mila presenze assicurate). Al netto del gol contro il Lecce (20 gennaio), in campionato l’ultima rete in casa risale ad una decina di giorni prima contro la Juventus.

Ritroverà l’Atalanta – senza Mourinho: la Roma ha evitato di presentare ricorso – che per poco non è stata la sua meta italiana. Perché Gasperini aveva individuato proprio nell’ex Chelsea l’obiettivo da non lasciarsi scappare in caso di partenza di Zapata, destinazione Inter. Era iniziata una trattativa con i Blues prima che Marotta dirottasse le sue mire su Dzeko.

Tammy ha comunque fatto le valigie da Londra ma trasferendosi a Roma. Città che sente sua («Roma è casa mia, mi sono innamorato della città e dei tifosi dal primo giorno», ha confidato pochi giorni fa) e nella quale si è ambientato come pochi altri. Si incontra spesso in centro per negozi o anche al centro commerciale vicino casa, ed è sempre molto disponibile per foto e autografi.

Proprio l’empatia nata con la tifoseria è il quid in più che lo ha fatto entrare nel cuore della gente. Edoardo Pesce, vincitore del David di Donatello come miglior attore non protagonista in Dogman e grande tifoso giallorosso, in tempi non sospetti (settembre) a Il Messaggero lo definì così: «Se uno lo osserva bene, sembra un Avatar. È un mostro, può diventare un fenomeno». Anche Mou la pensa così.



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨