Pierluigi Collina

(Il Tempo – M. Vitelli) L’operato discutibile del signor Skomina, che non ha concesso due rigori sacrosanto alla Roma i mercoledì contro il Liverpool, è solo l’ultimo di una serie di errori, a volte così evidenti da far pensar male, contro le squadre italiane impegnate nelle coppe europee. A fare le spese di direzioni di gara insufficienti sono state un po’ tutte le nostre compagini ed ora che la tecnologia potrebbe ridurre gli sbagli non si capisce (anzi, forse si capisce eccome) perché non debba essere utilizzata nelle competizioni europee. Ceferin, il numero uno dell’Uefa, ha già ribadito il suo no anche per la prossima stagione (nonostante la Fifa abbia deciso di utilizzare la Var al prossimo Mondiale in Russia) portando come giustificazione l’ancor breve periodo di prova che la Video Assistant Referee avrebbe alle sue spalle. Non spinge nemmeno Collina, ex-primo fischietto italiano ed ora a capo degli arbitri del Vecchio Continente, che si allinea ai vertici chiudendo un occhio sui torti subìti dalle nostre squadre. Così, in attesa che l’impasse finisca e si decida finalmente di utilizzare la moviola a bordo campo, ci troviamo ancora a discutere di ciò che è stato e che invece sarebbe potuto (dovuto) essere. In questa stagione, tranne il Napoli, tutte le italiane impegnate nelle Coppe hanno alzato la voce contro gli arbitri. E in molti casi a ragione. A partire dal Milan, per il rigore concesso all’Arsenal nel match dell’Emirates a causa di un tuffo in area di Welbeck che l’arbitro ha valutato inspiegabilmente come un fallo subìto. Più o meno la stessa cosa che ha fatto imbestialire la Lazio che, in Europa League, col Salisburgo ha incassato un penalty regalato e non ne ha ottenuto un altro invece evidente. E poi la Juventus,furiosa (anche se ad essere onesti le immagini mostrano la spinta di Benatia a Vasquez) per il calcio di rigore decretato al minuto 94 della gara contro il Real Madrid al Bernabeu e che l’ha fatta fuori dalle semifinali di Champions. Questo il «bollettino» della stagione attuale, ma anche il passato è ricco di episodi simili. Nel 2010 la Fiorentina perde la battaglia all’Allianz Arena dopo aver disputato una gara bellissima. Il gol di Klose, che fissa il risultato sul 2-1, è viziato da unfuorigioco «metrico». Cinque anni prima Juventus e Milan alzano la voce contro l’Uefa, entrambe per le gare che le vedono contrapposte al Liverpool. Tocca prima ai bianconeri, che agli ottavi di finale vengono fatti fuori dai Reds a causa di un gol regolarissimo non convalidato a Del Piero. I rossoneri, invece, trovano la squadra della città dei Beatles in finale. Una partita che diventerà leggendaria. Avanti 3-0, infatti, il Milan si fa rimontare fino al 3-3 per poi perdere ai calci di rigore. Ma il gol del pari è siglato con un penalty gentilmente offerto dall’arbitro dopo un bel tuffo in area di Gerrard, che al primo lieve contatto con Gattuso si lascia cadere. Nella stagione successiva il Milan protesta ancora, questa volta per una rete non convalidata a Shevchenko nel secondo tempo del match giocato al Camp Nou contro il Barcellona. Nel 1998, era toccato alla Juventus dover fare i conti in una finale con un erroraccio del direttore di gara. La partita contro il Real Madrid ad Amsterdam viene decisa da una rete di Mijatovic in offside di almeno un metro. A distanza di anni lo stesso autore della marcatura tornò sull’argomento ricordando che quando andò a giocare con la Fiorentina, Di Livio (che aveva disputato quella finale con la maglia bianconera) lo accolse dicendogli che la sua rete irregolare gli aveva fatto perdere un miliardo di lire, cioè la cifra a giocatore stabilita dalla Juventus in caso di successo. Nel 2013, invece, è la Lazio a pagare il conto. In Europa League i biancocelesti affrontano il Fenerbahce. Ad Istanbul finisce 2-0 per i turchi, ma il risultato è bugiardo e figlio di una direzione di gara imbarazzante del fischietto scozzese Collum, che prima espelle Onazi e poi regala ai padroni di casa un penalty e una punizione. In entrambi gli episodi il Fenerbahce insacca. Nella gara di ritorno sette giorni dopo, la Lazio vince solo 1-0 e saluta immeritatamente la competizione. Di episodi come questi ce ne sarebbero ancora tanti altri da raccontare e, purtroppo, ce ne saranno. Perché invece di correre ai ripari si perde tempo accampando scuse. Non sarà che con la Var sarebbe più difficile «sbagliare» qualche decisione importante?



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