ULTIME NOTIZIE AS ROMA ABRAHAM – Come un ciclone, pronto a spazzare via qualsiasi cosa gli si piazzi davanti. Ad iniziare proprio da quei 119 gol di Edin Dzeko e quei sei anni del centravanti bosniaco in giallorosso. Un’eredità pesante per Tammy Abraham, una responsabilità che potrebbe anche essere un peso difficile da gestire, scrive La Gazzetta dello Sport.
Soprattutto dopo che Abraham è finito in quella centrifuga che è il calciomercato, con la triangolazione che ha portato Lukaku al Chelsea, Dzeko all’Inter e lui alla Roma. «Gioco con la maglia numero 9, quella che è stata a lungo di Edin – dice il centravanti giallorosso – Tanto di cappello per quanto ha fatto lui con la Roma, sono cresciuto guardandolo in tv, adesso toccherà a me colmare questo vuoto. Prendere il suo posto è una responsabilità, è vero. Ma io ho sempre creduto in me stesso».
Insomma, Tammy non ha paura davvero di niente e di nessuno. E lo ha fatto intuire anche nelle sue prime uscite in giallorosso, le vittorie colte all’Olimpico contro Fiorentina e Trabzonspor. Nella prima Abraham è sceso in campo senza quasi conoscere i suoi compagni di squadra, nella seconda ha difeso e lottato, «menando» anche un po’ e andando a difendere un compagno (nello specifico Zaniolo, subito dopo la trattenuta di Siopis a metà campo) come se fosse un suo fratello da anni e non un calciatore conosciuto neanche dieci giorni fa.
È anche per questo che è entrato subito nel cuore della gente giallorossa, che ama questo tipo di calciatori, quelli in grado di lasciare tutto quello che hanno sul campo di gioco. «Sono arrivato non solo per fare gol, ma anche per vincere dei trofei e spero di riuscirci già quest’anno – dice Tammy – Quando arrivo da qualche parte mi piace giocare con il cuore, sudare e lasciare il sangue sulla maglia. Mi piace cercare di lasciare subito il segno e spero di esserci riuscito». Assolutamente sì, basta vedere le ovazioni che lo hanno accompagnato in entrambi le partite, quando Mourinho ha deciso di sostituirlo per lasciare campo e minuti a Eldor Shomurodov.
Già, Shomurodov. Per ora i due hanno fatto staffetta e sarà così anche domani, quando però Eldor potrebbe partire dal via e Tammy entrare a partita in corsa. Con il Chelsea Abraham giocava da prima punta, sia con Lampard sia con Tuchel e anche qui alla Roma sta facendo lo stesso, anche se Mourinho ha già detto che i due possono giocare insieme, anche con le due punte.
«Io nasco come ala destra, poi mi sono spostato al centro dell’attacco. Questo per dire che sono abituato a ricoprire ruoli diversi in moduli diversi. Dipende da cosa vuole il mister e da cosa sceglie. Io devo solo pensare a dare il meglio di me stesso in termini di gol, assist e aiuto alla squadra». Cosa che ha fatto nelle prime due partite, dove lo abbiamo visto imprecare in entrambi le occasioni. Prima per la traversa colta contro la Fiorentina, poi per il palo alla sinistra di Cakir contro il Trabzonspor. Sempre di testa, sempre pronto a far «pesare» i suoi centimetri. Rispetto a Dzeko (che era più un regista offensivo) l’inglese è più centravanti, riempie di più l’area di rigore. E questo dovrebbe permettergli di esultare presto per gol importanti.
Che poi cosa succederà in futuro, Tammy non se lo pone neanche come problema. Il Chelsea si è tenuto un diritto di riacquisto a 80 milioni di euro, il doppio di quanto ha speso la Roma per averlo. «Ma il mio obiettivo non è dimostrare che hanno sbagliato scelta. Volevo uscire dalla mia comfort-zone, conoscere un nuovo paese, una nuova cultura, nuove idee. Sarebbe stato facile restare in Premier e trovare un’altra squadra, ma avevo voglia di aprire le ali e spiccare il volo. Il presente è la Roma ed è qui che ora devo dare tutto me stesso. Qui i tifosi sono straordinari, posso solo provare a ricambiare dandogli delle gioie in campo». Per ora ci è già riuscito. Quando arriveranno anche i gol, l’impressione è che quelle ali possano farlo volare davvero molto in alto.
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