ULTIME NOTIZIE AS ROMA TIAGO PINTO – «Il voto al mercato? Otto, se pensiamo che è stato il più difficile della storia del calcio forse anche di più, ma visto che c’è sempre margine per migliorare direi 7,5». Il giorno dopo la fine del suo primo mercato alla guida della Roma, è tempo di bilanci per Tiago Pinto, scrive il Corriere della Sera.
E poiché tutte le operazioni fatte dalla società giallorossa sono state il risultato di un lavoro di squadra, il general manager si è presentato in conferenza stampa accompagnato dal suo team: dal vice Morgan De Sanctis al segretario generale Maurizio Lombardo, fino a Lorenzo Vitali e Daniele Muscarà (legal) e Roberto Fonzo (finance).
Nel giorno della sua presentazione, Tammy Abraham ha raccontato di aver riconosciuto la visione della proprietà giallorossa: Pinto prova a spiegarla. «La mia visione non è lo scudetto, ma lavorare ogni giorno per arrivare più vicini al successo. Il tempo non è una scusa, è chiaro che noi vogliamo vincere, partendo dalla prossima partita col Sassuolo. La qualificazione in Champions è l’obiettivo principale, non mi nascondo».
Per arrivarci ha costruito una squadra forte. «Più forte dello scorso anno e abbiamo il miglior allenatore al mondo, abbiamo fatto qualcosa che forse non si è capita bene, tanto cambiamento nella struttura vicina alla squadra e questo rende la Roma più vicina al successo».
È stato un mercato pieno di spine, bloccato dai tanti esuberi. «Non voglio giustificarmi, ma avevamo più di 60 giocatori a contratto. Vediamo quante società hanno venduto più di 30 giocatori, con ingaggi così elevati: è vero che molti sono andati in prestito, ma per me è stato un buon lavoro. Alcuni non sono voluti andare: abbiamo trovato offerte per tutti in cui nessuno perdeva un euro, ma non posso entrare nella testa dei giocatori. È un rimpianto, perché abbiamo lavorato tanto per portare offerte degne. Io rispetto le decisioni di tutti, ma non è facile trovare 5-6 offerte importanti che non danneggino i contratti e che poi non vengono accettate: mi prendo la responsabilità, ringrazio il 95% dei giocatori e dei procuratori. Calciatori importanti hanno fatto uno sforzo, altri no. Ora abbiamo 10 finestre di mercato aperte e 3 o 4 soluzioni possibili, lavoriamo per questo».
Alla fine non è arrivato il centrocampista richiesto da Mourinho. «Pure lo chef della cucina me lo ha chiesto (ride, n.d.r.): abbiamo 5 o 6 centrocampisti e abbiamo deciso di non prendere nessuno, ma non è un tema di budget, che è stato superiore a quanto Dan e Ryan Friedkin avevano previsto, visto che volevamo accelerare il processo di costruzione. Villar lo scorso anno ha giocato tanto, ora deve approfittare dell’opportunità di lavorare con Mourinho per crescere. Con Xhaka non abbiamo portato avanti l’interesse e in quel momento è stato un rimpianto perché lui voleva venire, poi abbiamo pensato alle cose più urgenti».
Secondo Pinto non sarà un problema il rinnovo di Pellegrini («Lui vuole la Roma e la Roma lui» mentre l’addio di Dzeko è stato «un’opportunità per accelerare un processo sportivo perché noi vogliamo gente che voglia morire per la Roma. Abbiamo corso un rischio, ma non guardo le partite dell’Inter». Ora la testa è già al mercato di gennaio, anche se il suo lavoro è soprattutto nella quotidianità. «Il mercato è importante, ma non è l’unica cosa: se contasse solo quello, il Lille non avrebbe vinto il campionato francese». Con Mourinho c’è gran feeling. «Era un idolo e ora è un orgoglio enorme lavorare con lui e averlo portato alla Roma, io approfitto ogni giorno per imparare. Non sento la pressione, anche quando non siamo d’accordo».
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