(La Stampa – G. Buccheri/F. Manassero) L’ultimo pomeriggio del Toro è stato un salto nel vuoto, o quasi: pareggio acciuffato in extremis a Crotone e crepe un po’ ovunque. L’ultima notte della Roma ha attirato le attenzioni dell’Europa intera per la tigna con cui ha messo in difficoltà il Chelsea e per la magia di chi, Edin Dzeko, ha regalato gli effetti speciali dentro Stamford Bridge. Stati d’animo opposti, dunque. Il tutto a poche ore dall’incrocio di domenica al Grande Torino. Le mosse di Mihajlovic Cosa dovrà, o meglio, potrà fare il tecnico granata Mihajlovic perché la sua balbettante difesa non vada in tilt sotto i colpi dell’attaccante bosniaco? Un anno fa, di questi tempi, Dzeko si annullò praticamente da solo e il Toro ottenne proprio contro i giallorossi un successo che suonò come un piccola sveglia dopo un avvio in salita: quel 25 settembre finì 3-1 per i ragazzi di casa che arrivavano al duello con i romanisti «feriti» dalla sconfitta di Bergamo e dai due 0-0 con l’Empoli e a Pescara.
Ora ci risiamo per quanto riguarda il cammino (questo Toro arriverà alla sfida in agenda fra 48 ore dopo il ko nel derby e i due pari con Verona e Crotone), meno, molto meno per le aspettative nei confronti di un giocatore, il bomber bosniaco, che sembra non fermarsi più. Tocca a Moretti e Nkoulou. Azpilicueta, Christensen e Cahill, a Londra, ne hanno perso spesso le tracce, domenica Nkoulou e Moretti – con l’aiuto di De Silvestri o Ansaldi – proveranno a limitarne i movimenti, ormai, da vero regista d’attacco: Dzeko segna e fa gol d’autore – quello al volo contro il Chelsea ha ricordato la lucida follia di Immobile con la maglia del Toro nell’Olimpico Come si ferma Dzeko? Il Toro alza il muro e spera di ripetersi Domenica c’è la Roma, un anno fa il 3-1 show. Ma il bosniaco è al top dopo le magie di Londra giallorosso il 25 marzo 2014 – e, adesso, l’incoronazione è totale.
«Stiamo parlando di un attaccante straordinario…», raccontava la stella del Chelsea Hazard nella notte del 3-3 londinese. E gli straordinari dovranno fare i difensori granata: Dzeko punge se fa gol, ma anche quando decide di aspettare il momento giusto per invitare gli esterni giallorossi al tiro o per aprire lo spazio alle incursioni di Nainggolan o Strootman. Lo stato di grazia del bosniaco è raccontato dai numeri: sette centri in A, tre in Champions, due con la sua nazionale negli ultimi due mesi. «Ci aspettavamo una classifica migliore», così Ljajic. Per avvicinarla la prima cosa da fare è chiudere la linea di passaggio che può innescare il mago di Londra.
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