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Rassegna stampa

Conference League, Bodo-Roma: stavolta si fa sul serio

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AS ROMA NEWS BODO/GLIMT MOURINHO – Ormai è lontano il ricordo-incubo di Bodo-Roma, in ottobre. Era la fase a gironi, forse si stava scherzando, con quella formazione rivoluzionata e inadeguata. Stavolta, niente scherzi, si fa sul serio: clima rigido, campo sintetico, come all’epoca. Presupposti totalmente diversi, scrive Il Messaggero.

Non ci sono esperimenti da fare, né messaggi da lanciare: in campo vanno i migliori, anche se c’è chi si porta appresso qualche acciacco di troppo (vedi Smalling). Siamo ai quarti di finale e la Roma, questa Conference League, la vuole. Alzare un trofeo ha sempre senso, specie per una piazza come questa che non vince da un’eternità. E ora che sulla panchina dei giallorossi, c’è un allenatore che di vittorie ne sa, sperare è lecito. Specie ora, che si giocano i quarti di finale.

José Mourinho, con il successo in Champions League sulla panchina dell’Inter, è l’ultimo allenatore ad aver vinto in Europa con una squadra italiana. La voglia di scrivere ancora il suo nome sul ritorno al successo del nostro calcio – dodici anni dopo – è tanta (anche Gasperini, con l’Atalanta, ambisce allo stesso traguardo, in Europa League).

Mourinho di coppe europee se ne intende (unico a vincere due Champions con Porto e Inter e due Europa League con Porto e United, in più è arrivato 11 volte a giocarsi un quarto di finale in una competizione Uefa su 21 partecipazioni. E tutte le volte è poi andato in semifinale), le ha vinte tutte, ed essere il primo ad alzare la neonata Conference è un qualcosa che lo stuzzica. Non conterà molto come trofeo rispetto agli altri, ma essere il primo ha sempre un significato particolare. Storico soprattutto.

«Percepisco la mia evoluzione come persona pensando al fatto che per molti anni ho voluto vincere per me stesso, mentre adesso sono in un momento in cui continuo a voler vincere con la stessa intensità di prima o addirittura maggiore, ma non più per me, ma per i giocatori che non hanno mai vinto, voglio aiutarli». Questo il suo pensiero, confidato al Cardinale Tolentino, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Vincere per regalare a chi non lo ha fatto una soddisfazione e nella sua Roma, di vincenti ce ne sono pochi, per età, per esperienza, per tutto.

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Immagina, Mou, quanta soddisfazione regalerà/regalerebbe ai tifosi della Roma, che sono a secco da anni. Che vivono sognando, sperando in qualcosa che non arriva mai. A Mou i tifosi si sono aggrappati, grazie anche a lui riempiono gli stadi, ogni volta, tutti. Olimpico o altro. Anche a Bodo ci sarà una rappresentanza corposa di gente col cuore in mano. Per una partita che non sa solo di rivincita: quel 6-1 non si cancellerà, ma passare il turno aiuta a vivere meglio ed avvicinarsi al traguardo.

José deve rinunciare a Zaniolo e Veretout, mentre il suo collega, Kjetil Knutsen, rischia di fare a meno dell’uomo migliore del Bodo, il febbricitante Ola Solbakken (una doppietta nella sfida di ottobre, ieri non si è allenato), che piace a Tiago Pinto, tanto da inserirlo tra gli obiettivi per la prossima estate. «Sono felice di tornare a Bodo, l’unico mio problema è il campo sintetico, il calcio si deve giocare sul naturale, altrimenti è un altro sport. Dobbiamo raggiungere le semifinali e speriamo di fare meglio della prima volta, non ci sono scuse legate al clima. Sarà diverso stavolta. Abbiamo un squadra diversa come giocatori ma anche come fiducia e motivazione. Siamo rimasti noi e Atalanta, vediamo di fare qualcosa di positivo in Europa», le parole di Mourinho dalla Norvegia.

Il tecnico non vuole sottovalutare il Bodo, stavolta. «Ha cambiato giocatori, ma non visione di gioco. E’ in una buona condizione fisica ed è bravo quanto prima. Contro di loro non ci hanno dato due rigori, ma giocarono bene. Globalmente penso che il Bodo abbia buoni giocatori. Alcuni sono anche bravi a parlare, noi siamo qui per loro…». Ce l’ha con chi ha definito positivo il sorteggio contro la Roma e con il tecnico avversario, che ha parlato di lui in questi termini: «E’ buffo: a volte il quarto uomo sta lì ad assicurarsi che io non lasci mai la mia area tecnica mentre sulla panchina della Roma cinque o sei uomini corrono dietro al guardalinee». E’ tornato il rumore dei nemici.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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