Gigi Buffon, usando un linguaggio arcaico, ha ribadito che «l’Italia era partita con prospettive funeste che lasciavano presagire a un celere ritorno sul suolo patrio». In Italia si corre troppo: bastano due risultati fatti bene e la testa vola e oggi ci ritroviamo dalle prospettive funeste e una squadra all’altezza delle big. Ma alla vigilia di una partita ininfluente per il risultato, Antonio Conte fiuta il trappolone e cambia strategia dialettica. Il «non montiamoci la testa» diventa la nuova stella cometa. Forse il ct ha visto nel gruppo un atteggiamento un po’ rilassato e dallo stadio Pierre Mauroy, che stasera ospiterà la rilassata Italia-Irlanda, ha lanciato l’allarme. «Finora abbiamo fatto bene, ma si può sempre peggiorare. Non voglio brutte figure», l’appello che tiene alta la tensione di una vigilia soporifera e di chi, forse, la testa se l’è montata davvero. Sorride nervoso, il ct, nel momento in cui gli viene candidamente chiesto se stia pensando di vincerlo davvero questo Europeo. «Avanti con un’altra domanda…», la sua (non) risposta.

UMILTÁ E INTELLIGENZA Immediato il ritorno all’umiltà che per Antonio «equivale all’intelligenza». Quell’umiltà che ha portato la nazionale a raggiungere gli ottavi dopo solo due partite. Conte vuole che si resti con i piedi ben piantati a terra. «Non bisogna dimenticare i nostri pregi ma nemmeno i nostri difetti. Guai a perdere la strada maestra. Al mio paese si dice occhio, perché come ti alzi ti riabbassano. Se non vinciamo ci rompono e io non voglio rotture di scatole». Sguardo basso, occhi lucidi, Conte si definisce «più antipatico del solito». Dalla partita contro la Svezia a oggi, qualcosa è cambiato nella sua testa. «Non mi piace sentire parlare di fratture, di titolari e riserve. L’Italia è una. Andrà in campo un undici equilibrato, che mi dovrà dare delle risposte. Io sono molto concentrato, dovremo esserlo tutti: l’Irlanda è una squadra che può metterci in difficoltà, non considero inutile questo appuntamento. Le partite vanno onorate sempre. Voglio una squadra solida, capace di essere meno approssimativa nella gestione della palla. I cambi che farò? Da sette a nove. Questo tipo di gare servono per migliorare altre situazioni e per il gruppo. L’Italia è una», ripete. Un mezzo zuccherino per Insigne. «Mi auguro di potergli dare spazio, se lo merita. È una carta da giocare in momenti particolari delle partite». Quindi, Insigne in panchina. Così come Pellè, che eviterà il confronto con Shane Long, centravanti del Southampton che a metà Premier gli ha soffiato il posto Da titolare. Ma la panchina di stasera, per Graziano, sarà un po’ più dolce, figlia di un turn over che pure capitan Buffon, pur sentendosi «molto bene», definisce «giustissimo». Lui già pensa agli ottavi. «In questi giorni ci sono giocatori che stanno facendo una preparazione specifica per gli ottavi», le parole del portiere, poco apprezzate da Conte, che ha guardato storto il capitano azzurro. L’appello di andare allo stadio con la maglia azzurra era partito dopo il successo con la Svezia, ieri Conte ha precisato il concetto: «Chi vuole indossarla è perché ci si riconosce e prova orgoglio, non dipende dall’importanza della partita. Chi vuole se la metta, altrimenti faccia come vuole. Non è un problema mio. Io non ho fatto una richiesta, ho solo voluto creare entusiasmo e rendere i tifosi più orgogliosi». Il finale è sul terreno di gioco dello stadio di Lilla. Conte è durissimo. «Non è all’altezza di un Europeo, ma questo non deve essere un alibi». Anche l’Uefa lo ha capito, e rifarà il terreno subito dopo la partita di stasera. Meglio tardi che mai.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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