NOTIZIE AS ROMA CONTI – Domenghini (1970), Causio e Claudio Sala (1978), Bruno Conti (1982), Donadoni (1990-1994), Camoranesi (2006)… Non eravamo messi male da quelle parti, sulle fasce, quando gli esterni si chiamavano ali (almeno fino alla rivoluzione sacchiana) e il dribbling non era ancora una rarità da celebrare come un colpo da top player.

Oggi in azzurro c’è Federico Chiesa: che nel vocabolario del calcio moderno sarebbe un attaccante laterale, ma in realtà combina la classe delle ali con il movimento diretto verso la porta delle seconde punte. Uno di cui è impossibile fare a meno, come dice anche gente che se ne intende: Causio, Conti e Donadoni.

Franco Causio non ha dubbi: «Dobbiamo puntare su giovani come Chiesa e Bernardeschi, che sta studiando per fare anche la mezzala. Con calma ed equilibrio, però, o rischiamo di bruciarli. Chiesa con la Polonia ha avuto come sempre l’atteggiamento giusto, determinato, voglioso. Per me è un attaccante atipico, può giocare anche da seconda punta».

Un altro sponsor nobile di Chiesa è Bruno Conti: «Ha tutte le qualità per fare bene, perché è un talento vero. Un po’ come capitava a me, può giocare su tutte e due le fasce, a seconda che l’allenatore gli chieda di andare sul fondo e crossare oppure di accentrarsi e provare il tiro in porta. Per fare cose del genere devi avere una tecnica di base indiscutibile. Senza contare che ha anche un ottimo tiro e tanta forza fisica, cosa che gli consente di essere molto bravo in interdizione».

Conti ricorda com’è diventato Conti: «Ai miei tempi c’era un maestro come Nils Liedholm che a fine allenamento, facendoci restare a calciare contro il muretto, ci insegnava a usare bene tutti e due i piedi. In Chiesa rivedo la stessa voglia d’imparare e lo stesso spirito di sacrificio che aveva gente come me, Causio e Claudio Sala».

Avere avuto uno come Chiesa, quand’era c.t. , a Roberto Donadoni non sarebbe spiaciuto: «È uno di quei giocatori che fa la felicità di ogni allenatore. Ha grandi qualità: velocità, potenza nello scatto, intraprendenza. E mi piace perché prende sempre l’iniziativa, anche rischiando».

(Gazzetta dello Sport)



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