«A parte un Conti, che in Francia onestamente non vedo, l’Italia di oggi mi ricorda tanto quella di ieri, la mia. Che ha fatto piangere la Germania nel 1982». Bruno Conti tra passato e futuro, con gli occhi colorati di azzurro.
Conti, arriva l’ennesima sfida con i tedeschi.
«E’ un’emozione continua che viene da lontano, fatta di vittorie mitologiche, da Città del Messico a Madrid, fino a Dortmund. Ora vediamo se aggiungere Bordeaux».
Lei nel 70 cosa faceva quando Rivera & company cominciavano a scrivere un pezzo di storia dell’Italia del calcio?
«A casa non avevamo nemmeno il televisore. Ma i brividi della vittoria l’ho sentiti lo stesso e si vivono ancora oggi».
Meglio la vostra di vittoria contro i tedeschi, giusto?
«Beh, quella all’Azteca ha una magia particolare, è rimasta nella testa di tutti pur non essendo arrivata la coppa. Noi abbiamo vinto, siamo passati alla storia anche per quello, così come i ragazzi di Lippi nel 2006».
Dai risultati, la sfida sembra pendere solo da un lato.
«Ora si gioca sulla loro paura di perdere ancora. Ma la Germania, storicamente, è sempre stata una grande Nazionale. Anche oggi. Un po’ spocchiosi, ma forti».
L’Italia di Conte le piace?
«Tantissimo. Ha una forza, un carattere straordinario. Bravo Conte a tirar fuori dai suoi ragazzi questa energia. Come fece Bearzot all’epoca. Per noi le vittorie con Argentina e Brasile sono state il trampolino per imporci in finale, oggi il successo con la Spagna può dare le stesse sicurezze».
Squadra con poco talento questa Italia, è d’accordo?
«E’ vero, non bisogna essere ipocriti. Non ci sono grandi personaggi e individualità, ma proprio per questo, Conte sta avendo un ruolo determinante. Ha trasmesso i suoi valori vincenti e tutti lo seguono. Negli azzurri c’è una voglia di emergere, di superare l’iniziale scetticismo della gente. E poi la squadra è tatticamente perfetta».
Facciamo qualche paragone con la sua Italia: un Bruno Conti abbiamo detto non c’è. Poi?
«No, uno con le mie caratteristiche non lo vedo. Ma per il resto, guardate Bonucci, non ricorda Scirea? E Chiellini lo possiamo accostare a Gentile, così come Barzagli a Collovati e Buffon capitano come Zoff. Poi ci sono bravissimi giovani, come era per noi Bergomi, che fanno sempre la loro parte. E Giaccherini? Ma lo avete visto: sa fare tutto, ha una forza incredibile, oltre a una buonissima tecnica. Poi Pellé, De Sciglio, tutta gente su cui nessuno credeva. Belli davvero».
Un giovane bravo è il suo Florenzi.
«Sta andando alla grande, sa fare tante cose, a volte anche sbagliando. Ale è generosità e qualità».
L’Italia, con la Germania, rischia di non avere De Rossi.
«Questo sarebbe un bel problema, lui con Buffon sono i leader del gruppo. Conte saprà trovare rimedio».
L’attesa è snervante, lei viveva malissimo ogni vigilia di partita, vero?
«Non dormivo. Una volta, prima di un’amichevole a Perugia, ho provato a prendere una pasticca per il sonno. Il giorno dopo non stavo con gli occhi aperti. Ho dovuto smettere di prenderle e quindi di dormire. La sera prima della finale non ho chiuso occhio».
Si sarà fumato una ventina di sigarette.
«Non diamo cattivi esempi a questi ragazzi, però sì, lo confesso: fumavo. Inizialmente stavo in camera con Giovanni Galli, che dormiva alle dieci di sera. Io, per non svegliarlo, mi muovevo al buio per andare a fumare in terrazzo, una volta non ho visto la zampa di un comodino e per poco non mi spacco una gamba. Da quella volta, Bearzot mi ha dato una stanza tutta per me».
Il punto di forza dell’Italia?
«La difesa, senza dubbio. Bisogna ammetterlo, anche se sono juventini, sono davvero forti (ride, ndi). Del resto anche nella mia Italia ce n’erano tanti, ma loro da sempre sono abituati a vincere».
Questa Italia è tornata a emozionare?
«Ne sono felice, perché il Paese merita l’affetto della sua gente, merita di stare unito attorno a qualcosa. L’Italia sta facendo cose straordinarie, nonostante le critiche incassate. Anche noi siamo stati accompagnati dallo scetticismo generale, tutto questo carica sempre molto. Se non hai un gruppo solido non vai da nessuna parte. Ecco perché l’Italia può battere la Germania».
C’è tutto, insomma, forse manca solo Sandro Pertini.
«Che personaggio meraviglioso, il presidente. Sapeva dare una carica incredibile. Un uomo che trasmetteva buon senso, unione, serenità, cultura, forza. Che poi sono gli elementi che rendono unico il nostro Paese. Manca sempre uno così, sicuro».
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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