Monchi, direttore sportivo della Roma

(La Repubblica – F. Ferrazza) Se avessero messo in campo la stessa velocità con la quale a fine gara hanno raggiunto l’aeroporto di Fiumicino, i giocatori della Roma forse contro l’Atalanta non avrebbero perso. Tra Maldive, Dubai e Sudamerica, il rompete le righe è arrivato – come da diritti sindacali stabiliti – al termine di una sfida che ha consegnato ai tifosi, nella settimana della sosta, una squadra svuotata, dietro alla quale sembra ormai impossibile provare a sognare. E poco importa che la società abbia imposto dei diktat, chiedendo di usare con la testa e il contagocce i social, e di seguire le solite linee guida di alimentazione ed esercizi-base: la sensazione lasciata è che si stia gradualmente disgregando tutto, e chissà se questi otto giorni di separazione potranno aiutare a fare chiarezza oppure restituiranno dei ragazzi ancora più in confusione.

I numeri sono impietosi: da inizio dicembre due vittorie, due pareggi e tre sconfitte, tra campionato e coppa Italia, con soli nove punti fatti in sette gare. «Dopo la qualificazione Champions ci siamo esaltati» uno dei passaggi più inquietanti della parole rilasciate da Strootman, che fanno riflettere i vertici del club, immersi in uno stato di crisi sul quale si confronteranno in queste ore. Monchi e Baldissoni erano ieri a Milano per la finale di Supercoppa Primavera – persa dai giallorossi baby contro l’Inter per 2-1 – dopo aver sentito un Pallotta piuttosto arrabbiato, mentre Totti è partito in vacanza, come i calciatori, per Dubai. La crisi di risultati e, soprattutto, di prestazioni, ha come punta dell’iceberg l’enorme nervosismo che si percepisce guardando le partite della Roma.

Contro il Sassuolo era evidente il fastidio di alcuni giocatori, in particolare Dzeko – comunque tra i punti fermi anche di questo periodo come impegno, nonostante abbia realizzato, con quello di sabato, solo 2 gol nelle ultime 14 partite – nei confronti delle difficoltà a trovare una posizione in campo di Schick. Di Francesco, anche lui sul banco degli imputati, che parla di squadra «Disunita, senza personalità e nel pieno di una involuzione». Su questo campeggia il caso–Nainggolan, che ha accettato l’esclusione punitiva, pur non condividendola e ritenendola eccessiva. Vanno in fretta risistemati i pezzi, con Monchi che ha ammesso: «Per operare sul mercato bisogna avere i soldi e sapete la nostra situazione economica. Le soluzioni non vanno trovate sul mercato ma dentro Trigoria». E anche in fretta, visto che, esclusi Kolarov e Pellegrini, a metà stagione, si può dire che la campagna acquisti estiva è stata se non bocciata, rimandata. Vedi Karsdorp (arrivato infortunato), Moreno, Gonalons, Under, Schick, Defrel. In pratica una settantina di milioni che, per motivi diversi, non hanno dato un contributo accettabile.



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