AS ROMA NEWS CRISTANTE – Bryan Cristante: segni particolari campione d’Europa, attuale professione soldato agli ordini del generale José Mourinho. Il centrocampista della Roma, che domani è atteso da una nuova prova da leader contro il Betis Siviglia, in quella che potrebbe essere la partita decisiva nel girone di Europa League, si è raccontato per “Sportweek”, il magazine de La Gazzetta dello Sport, in occasione dell’evento Adidas Store di Via del Corso, a Roma.
Una cosa è certa: tutti gli addetti ai lavori con cui abbiamo parlato nel mondo del calcio, per Cristante adoperano due parole chiave: intelligenza e leadership. Quanto basta per non stupirsi del fatto che, avendo il doppio passaporto, anche il Canada lo avesse cercato per la nazionale. “Mio padre è nato lì – racconta – e sono stato cercato più volte dall’allenatore prima della convocazione con l’Italia. Avevo venti anni, ma non ci avevo mai pensato seriamente, anche perché i livelli erano molto diversi, soprattutto anni fa. Ma io sono italiano, non ho mai avuto dubbi. Sono stato in Canada solo una volta, mentre a Toronto sono rimasti i fratelli di mio nonno. I miei nonni invece ci hanno vissuto per lavoro, ma poi sono tornati in Italia. A quei tempi molti friulani partivano per il Canada”.
Invece Bryan è diventato azzurro, ha vinto un campionato europeo, sogna il Mondiale per suturare una ferita ancora aperta (“prima di smettere voglio giocarlo”) e adesso ha come compito quello di riportare la Roma nell’Europa che conta. Tutto questo anche grazie alle radici, cioè i campioni con cui ha potuto giocare quando era ragazzo. “Studiavo i centrocampisti e il mio idolo era Lampard. Ho avuto la fortuna di esordire in un Milan dove c’erano veramente tanti campioni, tutti più o meno dai trenta anni in su. Ho imparato tanto da loro, ho capito cosa fosse davvero un professionista lavorando insieme a loro tutti i giorni, durante le partite e gli allenamenti”.
Non è un caso che, quando gli si chiede di scegliere un paio di giocatori da avere al fianco per una immaginaria partita, fra quelli che ha conosciuto peschi in rossonero. “Ho avuto la fortuna di poter giocare con Nesta. Dava molta sicurezza, sia come persona che come giocatore. Per l’attacco, invece, sceglierei Kakà”. Sull’avversario da evitare non abbonda di fantasia, ma lo comprendiamo benissimo. “Ce ne sarebbero tanti, ma anche se è scontato dico Messi. Quando trovi un come lui davanti è davvero difficile”.
Per fortuna, in Europa League avversari del genere non ce ne sono, e neppure in campionato. Per questo, avendo ormai già virtualmente rinnovato il contratto con la Roma, a pelle sente che in giallorosso la Conference League non sarà l’unico trofeo che inserirà nel suo palmares. “L’obiettivo è questo – spiega -. Qualcosa è cambiato con Mourinho e i Friedkin. Si percepisce una voglia diversa: più concretezza. L’allenatore ha portato la sua voglia di vincere, sa come farlo e ce lo sta trasmettendo”.
Ma se per il suo traguardo più importante dovrà attendere (“sogno di vincere la Champions”), per il resto vede una Roma in cammino. Per questo il Betis non fa paura. “Il traguardo è tornare in Champions – afferma -. Siamo una squadra forte. Abbiamo un mister che sa vincere e il nostro obiettivo deve essere quello. Dobbiamo fare le cose con calma, continuando a crescere nel percorso”.
Nonostante la vittoria di San Siro contro l’Inter, per il momento sul fronte scudetto non vede i giallorossi in corsa. “Credo che la favorita sia il Milan. Ha continuità e ha già vinto. Penso che abbiano le migliori chance”. A pensarci bene, però, è quello che si diceva anche dell’Inter a inizio stagione. Poi, in un pomeriggio di inizio autunno la Roma di Cristante ha certificato come fra previsione e realtà spesso ci sia una forbice difficile da chiudere. Vale lo stesso per l’Europa League. Sarà vero che non sono i giallorossi i favoriti per la vittoria finale, ma quando ci si sente in missione qualsiasi impresa resta possibile.
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