Nuvoloni (poco) bianchi e (molto) neri scompigliano i pensieri di Max Allegri. Da qualche settimana la Juventus non stupisce più, ecco il cuore del problema. In campionato, del resto, prima ha pareggiato con l’Atalanta a Bergamo, poi ha conquistato un punticino nel derby con il Torino all’ultimo palpito, infine l’altra sera è crollata davanti alla Roma. Insomma, nel chiudersi di un cerchio di tre partite, ha raccolto appena due punti, segnando quattro gol e subendone addirittura sei. Tanto per capirsi, sei reti la Juve le aveva incassate nell’arco di tutte le precedenti 16 gare di Serie A. E cioè dall’inizio del 2017. E non basta. Perché bisogna anche sapere che era da cinque mesi e mezzo che non subiva tre gol in 90′: per l’esattezza dalla trasferta del 27 novembre contro il Genoa. Dunque, guardando le cifre, si potrebbe dire che la sconfitta dell’Olimpico abbia un poco ridisegnato la geografia bianconera. Alla solidità di alcune certezze si è sostituita la fragilità di una fila di dubbi. E dove si era depositato un dettato tecnico e tattico sicuro, ora brillano spazi bianchi, ad annerire le riflessioni dei tifosi. Ad esempio la Juventus ora ha la peggiore differenza reti delle prime tre squadre della classifica (+46 gol), ha indovinato la via della porta quanto la Lazio (72 centri) e nel complesso ha perso per cinque volte: perfino più del Napoli, caduto in quattro occasioni. E rispetto alla 36esima giornata del campionato passato ha ceduto tre punti. Certo, può vantare la migliore difesa d’Italia, oltre che una delle più impenetrabili d’Europa. Per avere un’idea, ha preso soltanto 26 gol in 36 turni. A proposito, i bianconeri non rimediavano una sconfitta condita da più di un gol di divario contro la Roma dal febbraio del 2004.
LA COPPA Ora però è interessante capire. Innanzi tutto se il grigiore delle cifre sia la causa o l’effetto dell’andare della Juventus. E poi se alla carenze più evidenti Allegri abbia cominciato a opporre una soluzione. È chiaro che si discuta di una squadra forte di una forza pazzesca, ancora in corsa per conquistare un triplete che rimarrebbe inciso nel regno della meraviglia. Però non è inutile annotare che la Juve, anzi la Juve degli ultimi 20 giorni, fatichi in campionato: più sul piano mentale che sotto il profilo fisico, a pensarci. Adesso Allegri cavalca onde sconosciute e all’orizzonte balla la finalissima di Cardiff. La sfida di Coppa Italia di domani contro la Lazio spiegherà. Intanto, a Roma, poco lontano da Villa Pamphili, Allegri prepara la partita nella quiete di un hotel di lusso. Fisioterapia e massaggi in albergo al mattino, pranzo, allenamento nel segreto dell’Acqua Acetosa nel pomeriggio, infine la cena. Pur non potendo impiegare lo squalificato Pjanic e l’infortunato Khedira, di sicuro Allegri volterà la pagina del turnover e schiererà i titolari. In dubbio è Mandzukic, dolorante alla schiena. Oggi la squadra sarà ricevuta in udienza da Papa Francesco in Vaticano: in serata la rifinitura sul prato dell’Olimpico. Domani il verdetto senza appelli possibili.
(Il Messaggero – B. Saccà)
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