(Leggo – F. Balzani) Dzeko resta. Col broncio, ma resta. Il bosniaco ha detto no alla corte del Chelsea e a 48 ore dalla fine del mercato i giochi sembrano fatti. Alla base del gran rifiuto il mancato accordo sulla durata del contratto (7 milioni a stagione per 3 anni e mezzo, la richiesta di Edin), ma a spingere il giocatore a restare nella capitale è stata soprattutto la sua famiglia. Improbabile che i Blues si spingano oltre, anzi già oggi il Chelsea proverà a chiudere per Giroud. Tutto fatto, invece, per Emerson che oggi volerà a Londra per visite mediche e firme: alla Roma 20 milioni più 8 di bonus. Al suo posto dovrebbe arrivare Vidal dal Barcellona per il quale la Roma aveva un accordo in prestito con diritto di riscatto fissato a 11 milioni. Quindi resta Dzeko, di certo non felice di essere stato messo in vendita per ragioni di fair play finanziario (non è esclusa un’altra uscita nelle ultime ore) e quindi da recuperare anche alla luce del nuovo problema muscolare di Schick al retto femorale sinistro con quota di edema muscolo-fasciale. Stop di almeno 15 giorni. Così come resta la crisi di una Roma che ora vede scricchiolare addirittura la panchina di Di Francesco, del tecnico che un mese e mezzo fa aveva conquistato gli ottavi di Champions e la stima della piazza. Tutto passa in fretta però, soprattutto di questi tempi. Ed Eusebio sembra essere rimasto solo. La squadra sembra non seguirlo più e con la Samp nel 1° tempo ha mostrato un cedimento mentale che fa riflettere soprattutto alla luce delle lamentele del tecnico per come i giocatori erano tornati dalle vacanze. A questo si aggiungono le parole di Gandini che sembrano un vero e proprio segnale: «Il mercato non può essere un alibi, le problematiche sono arrivate ben prima. Dopo la pausa abbiamo subìto più di altri le difficoltà di questa finestra invernale». Una risposta alle dichiarazioni di Di Francesco che alla vigilia aveva lamentato l’esigenza non comunicata di vendere Dzeko. Contro il Verona non sarà l’ultima spiaggia per il tecnico che però comincia a perdere consensi anche tra il pubblico. A dire il vero il clima ostile dei tifosi avvolge tutti e ieri si è riversato anche su Florenzi “reo” di non essersi presentato sotto la Sud a fine partita (ma è stata la Digos a impedire il contatto). La società è ritenuta la prima colpevole (centinaia di messaggi sui social sono da censurare per toni e contenuti), ma ora anche Di Francesco è sotto attacco. Tra chi lo definisce «inadeguato» e chi «in stato confusionale», sono tanti quelli che se la prendono con il tecnico per le sue scelte soprattutto a gara in corso. I numeri della crisi poi sono evidenti: 6 punti in 7 gare costarono il posto sia a Zeman sia a Garcia. «Io vado fino in fondo», aveva detto Eusebio. Ma toccarlo (e fallire la zona Champions) non è permesso.
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