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Rassegna stampa

Da Ancelotti a Roby Baggio: i campioni indistruttibili

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NOTIZIE AS ROMA INFORTUNIO ZANIOLO – Dalle urla di gioia per un gol a quelle di dolore per un ginocchio che ti tradisce: non è un viaggio di sola andata, neppure per chi è al secondo infortunio in pochi mesi, come Nicolò Zaniolo. I casi di Florenzi e Strootman (entrambi ad Amsterdam in panchina lunedì) di Milik, Perin o Pavoletti, sono lì a ricordare che le recidive (o l’incidente a entrambe le ginocchia come nel caso del 21enne) sono frequenti, ma anche che si può tornare ad alti livelli, con pazienza e grande spirito di sacrificio.

Le urla di Zaniolo che hanno rotto il silenzio dell’Amsterdam ArenA lunedì sera, hanno spinto la memoria più in là, all’infortunio di un altro romanista (e azzurro) come Carlo Ancelotti, che si fece male il 25 ottobre 1981 contro la Fiorentina a pochi passi dai microfoni della Rai posizionati a bordo campo: il suo grido di dolore impietosamente entrò nel tinello degli italiani alla Domenica Sportiva.

Per Carletto non sembrò necessaria l’operazione ma a gennaio in allenamento fu il menisco a saltare: nemmeno due anni dopo, contro la Juve, Ancelotti si ruppe il crociato dell’altro ginocchio e restò fuori dieci mesi, perdendosi la finale di Coppa Campioni. Si rifarà, con gli interessi, vincendo con il Milan di Sacchi e battendo anche gli scettici (lo stesso presidente Berlusconi si fece convincere dall’allenatore): tornare alla normalità di rendimento dopo certi infortuni in quegli anni era tutt’altro che scontato.

È questione anche di fortuna, ovviamente, ma certi campioni hanno dimostrato di avere qualcosa in più anche nelle capacità di recupero, anche dal punto di vista della forza mentale. Per cui, quando il c.t. Mancini dice a Zaniolo che è convinto che «tornerà più forte di prima» c’è da credergli. «L’atleta operato spesso è più forte di quello non operato — spiega il dottor Carlo Tranquilli, specialista in medicina dello sport — diventa quasi invulnerabile. Se dovessi scegliere fra un calciatore già operato al legamento del ginocchio e un altro, sceglierei il primo, perché mediamente è più preparato. Questo tipo d’infortuni sono frutto del caso. Non c’entrano i tempi di recupero o la preparazione. I tempi di rimessa in campo sono standardizzati».

Nessuno può sapere quale sarebbe stata la carriera di Roberto Baggio senza infortuni, ma anche con le ginocchia martoriate, i 200 punti di sutura dopo la prima operazione al crociato a 18 anni (aveva firmato il contratto che con la Fiorentina da due giorni e saltò l’intera stagione) è stata uno spettacolo, tanto bello quanto lungo, nonostante l’altro stop al ginocchio nel 2002.

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Certo, gli esempi di chi dopo il secondo crac non è tornato più ai livelli di prima non mancano anche in Nazionale, da Kawasaki Rocca a Pepito Rossi. Ma questo, dopo lo choc di lunedì sera, è il momento della speranza, con l’Europeo di giugno a fare da sfondo: una data che non mette fretta al recupero, ma è un ulteriore stimolo. A tornare come prima: forte e senza paura.

(Corriere della Sera – P. Tomaselli)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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