Bodo/Glimt-Roma 6-1

AS ROMA NEWS BODO/GLIMT – Da Bodo a Bodo sembra trascorso un secolo. E invece, domani, saranno passati soltanto 168 giorni. Calendario alla mano, 24 settimane che vedono agli antipodi il punto più basso (il clamoroso ko per 6-1 in Norvegia) e quello più felice della stagione romanista. Due facce della stessa medaglia, quella con l’effigie di Mourinho, scrive Il Messaggero.

Furente, disgustato, incredulo, severo quello che si presentò nel post-gara del 21 ottobre, demarcando una linea netta tra buoni e cattivi, tra titolari e riserve, tra chi poteva far parte del suo progetto tecnico e gli altri dei quali avrebbe fatto volentieri a meno. Di questi – Villar, Mayoral, Perez, Diawara, Darboe, Calafiori, Kumbulla e Reynolds – soltanto il centrale albanese gli ha fatto cambiare idea.

Oggi, alla vigilia di quella che difficilmente ammetterà in conferenza stampa (al suo fianco Felix) rappresentare una rivincita, è semplicemente un altro José. Compiaciuto, soddisfatto, felice, pungente verso l’esterno a protezione di quella che ormai chiama costantemente famiglia. Una metamorfosi che coincide con un’altra Roma. Più consapevole dei propri mezzi, cinica, letale, capace di adattarsi all’avversario, vincente. In poche parole, più squadra.

I numeri non dicono tutto ma spesso fotografano meglio delle parole quello che gli occhi non fissano: filotto di 10 gare senza ko, 7 partite nel 2022 con la porta inviolata (17 in totale), Abraham a quota 23 reti, 5° posto in campionato con vista sul 4°, distante appena 5 punti. Un’inversione che ha tanti volti.

Da quello di Rui Patricio, che da bersaglio degli sconosciuti (all’epoca) Botheim e Solbakken è ora primo nella classifica dei cleen-sheet in serie A insieme a Handanovic. Passando per il ritrovato (fisicamente e moralmente) Smalling alla resurrezione calcistica del tandem Cristante-Mkhitaryan o alla conferma di Pellegrini, sino ad arrivare all’esperienza di Oliveira e alla metamorfosi di Abraham. Timido, impreciso, a tratti smarrito sino a novembre. Freddo e decisivo centravanti da 11 centri in 16 gare nel solo 2022.

Una trasformazione voluta e cercata da José. Che ha (apparentemente) aspettato tutti ma alla fine non ha guardato in faccia nessuno. Una sorta di selezione naturale darwiniana: chi ce la fa, lo segue. Gli altri, si perdono per strada. Più o meno la sintesi di quello che disse dopo l’incredibile disfatta contro la Juventus che ora, rappresenta la differenza in classifica tra le due squadre: «Non sono io a dovermi abbassare al loro livello (riferendosi ai calciatori), ma sono loro a doversi avvicinare al mio».

L’ultima striscia vincente gli sta dando ragione. E di colpo Mou, dopo mille dubbi, si è riscoperto felice di essere a Roma, contento soprattutto di sentirsi amato dalla piazza. Era quello che gli era mancato a Manchester e a Londra, sponda Tottenham. Ora è come se si stesse ricaricando, rigenerando.

Per questo c’è da scommettere che se domani sera il Bodo-Glimt sarà inevitabilmente un’altra squadra (il mercato invernale ha visto le partenze, tra gli altri, del capitano Berg, del centravanti Botheim e del terzino sinistro Bjorkan), si ritroverà di fronte un’altra Roma. Negli uomini (spazio alla formazione titolare di Genova con un paio di possibili ballottaggi: El Shaarawy-Zalewski, Kumbulla-Ibanez) ma soprattutto nella testa. E nello spirito.

Della comitiva giallorossa, pronta a tornare nel pomeriggio (partenza ore 15) al Polo Nord, non farà parte Zaniolo. Nicolò resta a Roma. Già a ottobre non venne impiegato sul campo sintetico dell’Aspmyra Stadion per evitare problematiche alle ginocchia operate. Ora si aggiunge anche questo fastidio al flessore sinistro, comunque in via di soluzione. Il calciatore si allenerà a Trigoria, pronto a riaggregarsi al gruppo venerdì pomeriggio, per poi tornare tra i convocati contro la Salernitana. La Roma rientrerà dalla Norvegia venerdì mattina.



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