James Pallotta

Pallotta volta ancora pagina e prepara la nuova (ennesima) rifondazione della Roma. Interviene e decide, come sempre, da lontano e dall’estero, a 6.600 km dalla Capitale. Ogni strategia parte da Boston. È lì che ha convocato Baldini, oggi più che mai il suo interlocutore di fiducia, e Massara, il ds chiamato a prendere in corsa il posto del dimissionario Monchi, oltre a Calvo responsabile del marketing. Il presidente, nella full immersion di un giorno e mezzo (ieri pomeriggio e l’intera giornata odierna), dovrà indicare il nuovo percorso. Cambierà i suoi collaboratori, con priorità all’area tecnica, da potenziare con l’ingresso di un responsabile del mercato. Ufficializzato il punto di riferimento della proprietà Usa per le operazioni in entrata e in uscita, il neo staff si dovrà dedicare all’individuazione dell’erede di Ranieri.

STEP QUASI SCONTATO – Magari, già nelle prossime ore, verrà subito annunciata la promozione definitiva di Massara. Sulla figura dell’ex vice di Sabatini c’è la piena condivisione di chi attualmente lavora per la Roma. È ok per l’anima italiana che governa a Trigoria e per quella straniera che comanda fuori dai nostri confini. Massara dovrà solo accettare di far coppia con Campos che, non ancora liberato dal suo presidente Lopez che se lo terrebbe stretto a Lille, è pronto alla nuova esperienza. Lo ha suggerito e contattato Baldini, è piaciuto a Pallotta. Non si può dire che però abbia il gradimento di chi sta nella Capitale. Niente di personale nei confronti del portoghese che preferisce restare distante dal Bernardini, cioè a Montecarlo. Consulente esterno, dunque, ma influente. Esperto in plusvalenze e quindi di trading. Proprio la continuità che, sul mercato, pretende il presidente, nonostante abbia poi chiuso male i rapporti sia con Sabatini che con Monchi. Il manager in esilio non convince. Ecco perché l’ad Fienga si è mosso in prima persona con Petrachi, il ds del Torino che, la scorsa settimana, ha dato la disponibilità pure a Baldini. La fumata bianca, con l’incarico a Campos, ancora non c’è. Staremo a vedere se si alzerà proprio nel cielo di Boston.

PROFILO INDIGENO – Stand by, invece, sull’allenatore. Chiari i candidati, non il prescelto. Baldini vota Sarri e non si scopre adesso: gioco e metodo, secondo il suggeritore di Pallotta, sono quelli giusti per la Roma. Con o senza la Champions. Baldini è certo che il Chelsea lo allontanerà a fine stagione. A Trigoria, però, non si arrendono per Conte. Che, però, aspetta la prossima mossa di Allegri. L’Inter, avversaria dei giallorossi sabato a San Siro, può incidere addirittura sul futuro di tre club. Marotta, ieri mattina, ha confermato Spalletti: «Resta qui, merita la nostra fiducia». L’uscita dell’ad nerazzurro non è casuale: la proprietà cinese non vuole pagare 28 milioni di euro (lordi) a vuoto per l’attuale tecnico e il suo staff in caso di esonero. Marotta, tuttavia, prenderebbe Allegri. Più di Conte che tornerebbe subito alla Juve. Campos spinge, invece, per la soluzione straniera: Fonseca o Jardim. O qualcun altro della scuderia Mendes. Nella Capitale insistono perché il tecnica sia italiano e hanno come alleato Baldini. Che, se Sarri resterà vincolato ad Abramovic, si prepara a virare su Giampaolo, perché Gasperini e l’Atalanta fanno resistenza. Totti, da Trigoria, osserva quanto sta accadendo in Italia e negli Usa. Solo quando saprà con chi dovrà confrontarsi ogni giorno, allora dirà la sua. E non è detto che sposi a priori il nuovo corso.

(Il Messaggero – U. Trani)



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