Rassegna stampa
Da Kolarov a Fazio, il gol è in-attivo
NOTIZIE AS ROMA KOLAROV FAZIO – Terzo attacco del campionato con 46 reti, ma nessuna delle punte a disposizione di Di Francesco è ancora andata in doppia cifra. È l’anomalia che regna a Trigoria che vuole i difensori protagonisti. Sono 15 reti (il top in serie A), le ultime 2 segnate da Kolarov (7) e Fazio (4) al Bologna. E gran parte di queste marcature, arrivano – come accaduto lunedì sera – da palle inattive.
In questa graduatoria la Roma (che segna come nessun altro all’Olimpico: già 30 centri) è con 16 gol dietro solo alla Juve (17). Cosi divisi: 4 su rigore, 4 da corner, 2 da punizione diretta e 6 da quella indiretta. Monchi, al momento di scegliere i rinforzi, ha guardato anche alla statura: ecco che sono arrivati a Trigoria Marcano, Cristante, Zaniolo, Nzonzi e Pastore, pronti ad affiancare Fazio, Manolas, Kolarov, Dzeko e Schick, gli altri giganti del gruppo. Sono 10 i giocatori di movimento che guardano gli altri dall’alto in basso, partendo minimo da 187 centimetri.
Come se non bastasse, catalogati da pivot pure i nuovi portieri: Olsen sfiora i 2 metri (1,98) e Mirante accanto al titolare non sfigura (1,94). E anche il terzo Fuzato li può guardare negli occhi (1.90). Più di mezza squadra è di vatussi. I muscoli e i centimetri rappresentano, dunque, le certezze nella corsa per il 4° posto. Sono già 16 le reti (su 46, quindi più di un terzo) sbocciate da palla inattiva. L’evoluzione della Roma, tornando al campionato scorso, è evidente: stesso raccolto, ma senza aspettare 38 partite.
Premiato il lavoro di Di Francesco nelle esercitazioni quotidiane. Adesso l’allenatore sa che, contando proprio sulle caratteristiche degli interpreti, può andare a dama sfruttando esclusivamente l’abilità dei singoli nell’area avversaria o semplicemente la precisione su calcio piazzato. Spesso, senza offesa, è mancato il gioco. Dall’addestramento e non certo dal cilindro, è però uscita la giocata. Da corner o da punizione, in acrobazia, di testa o con il classico tap in. Il collettivo si vede anche da fermo.
(Il Messaggero – U. Trani)
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