(Il Giornale – F. Malerba) Questo articolo provocherà scongiuri da parte dei tifosi della Roma, che negli anni di meteore spacciate come futuri campioni per un paio di partite ben fatte ne hanno viste passare fin troppe. E che giustamente, dopo essersi scottati troppe volte, ora pretendono continuità e vittorie prima di aprire altre linee di credito. Di Cengiz Ünder nella capitale si dice: «parliamone il meno possibile». Per evitare che si monti la testa e che anche lui si senta arrivato cinque minuti dopo essere partito. Però come si fa a non parlare di un ragazzo che da tre settimane ha letteralmente cambiato marcia? Dopo cinque mesi da oggetto misterioso e pagato caro (13,4 milioni più 1,5 di bonus) il «turchetto» di Sındırgı, è sbocciato a febbraio come un campanellino: prima tre gol di seguito in campionato, poi quello in Champions allo Shakhtar Donetsk che lascia socchiusa ai giallorossi la porta dei quarti di finale. Nome da condottiero e fisico da fantino, un piede sinistro che da tempo gli vale l’accostamento con Dybala, Ünder è arrivato giovanissimo – compirà 21 anni a luglio – in un Paese che ai calciatori ottomani non ha mai portato fortuna. Lui e Çalhanoğlu sono rispettivamente il dodicesimo e il tredicesimo a calcare i campi della serie A e non si può dire che i loro predecessori abbiano lasciato il segno.
Questione di cultura e di lingua, soprattutto: ne sanno qualcosa alla Roma dove Salih Uçan è rimasto due anni senza mai riuscire ad integrarsi. Anche Ünder ha faticato molto all’inizio, perché il calcio di Di Francesco richiede studio e quando non capisci bene cosa vuole l’allenatore farlo contento è difficile. Non è un caso che il cambio di marcia ci sia stato proprio quando Cengiz ha iniziato a prendere un minimo di confidenza con l’italiano, anche se ad aiutarlo è stato pure il calore dei familiari volati in Italia. Non che lui abbia un carattere debole. Del suo privato si sa poco ma il modo in cui ha festeggiato la seconda rete al Benevento, ossia con un saluto militare doppiato da un tweet quasi sicuramente dedicato a tre soldati suoi connazionali morti pochi giorni prima durante un’operazione anti-curda si intuiscono idee chiare e un forte senso della nazione. Di cui da più di un anno già difende i colori con la nazionale maggiore: è uno che brucia le tappe, Ünder, e se continuerà di questo passo la paura che si tratti di una meteora svanirà partita dopo partita.
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