Pogba, Evra, Vidal, tutti saltati e messi a sedere in un colpo solo. Basterebbe questo a capire perché domani, per Bruno Peres, non sarà una giornata come le altre. Tornerà a Torino e affronterà la squadra in cui ha giocato per due stagioni e che lo ha lanciato nel grande calcio dopo un po’ di diffidenza iniziale. Se a Roma il terzino brasiliano è stato accolto con tutti gli onori (e con un costo che tra parte fissa e bonus vari andrà a sfiorare i 15 milioni), due anni fa in Piemonte era stato accolto con così tanto scetticismo che Ventura lo aveva tenuto fuori persino dalla lista per l’Europa League. Peres, che non aveva preso benissimo il fatto di lasciare il Santos tra tante promesse, non ha fiatato ma ha continuato a lavorare. E infatti i risultati poi si sono visti: nel giro di due stagioni si è imposto come uno dei terzini più continui della Serie A.

GLORIA – Il merito è della sua fede incrollabile. Quella che lo spinge a credere in qualcuno lassù. Tanto che dopo il gol alla Juve «coast to coast» ha esibito la maglietta «la gloria è di Dio» (e forse è pure vero, vista quella corsa di 78 metri conclusa in rete che ha fatto il giro del mondo). Non meno importante è la fede nei suoi mezzi, che da semisconosciuto pagato 2 milioni e mezzo, acquistato a giugno 2014 ma tesserato soltanto a settembre, è riuscito a fargli ritagliare il suo spazio, mandando in panchina Molinaro e dirottando Darmian a sinistra. Da quell’esordio contro il Verona (alla terza giornata) all’addio di maggio, Bruno Peres ha disputato con il Torino 68 partite, realizzando 7 reti e 12 assist, spostandosi poi da destra a sinistra, dove gioca anche adesso nella Roma, vista l’emergenza.

QUESTIONE DI FEELING – Il rapporto con Spalletti è buono, il tecnico si fida di lui, anche grazie alle ottime recensioni dell’amico Ventura. Un caso che la Roma abbia accelerato per il suo acquisto un paio di giorni dopo la visita del c.t. a Trigoria? Difficile da credere, visto che anche Bruno Peres, non lo ha esplicitamente negato: «Non so di cosa abbiano parlato – le sue parole il giorno della presentazione – ma magari una buona parola per me l’ha detta». D’altronde, l’ex allenatore granata se l’è cresciuto e coccolato. Nel primo anno lo ha fatto lavorare parecchio in ritiro, gli ha insegnato tanti aspetti tattici e gli ha anche fatto capire, a volte col bastone e altre con la carota, che nel calcio italiano serve massima attenzione all’alimentazione e alla vita fuori dal campo. Tutti aspetti che magari, vista anche la giovane età (oggi ha 26 anni), in passato Bruno Peres curava meno.

NEMICI MAI – Domani si emozionerà, probabilmente la curva granata non lo fischierà. Le belle parole non sono mancate su Instagram quando ha salutato il Toro e i suoi tifosi: «Per me è stato un orgoglio indossare questa maglia, grazie per tutto quello che abbiamo vissuto insieme». I ricordi resteranno, la malinconia no: domani la Roma è chiamata a confermare i progressi messi in mostra nelle ultime settimane e di spazio per i sentimenti non ce ne sarà.

(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli)



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