Per fortuna è arrivato Noah. La gioia più bella, quella per la nascita di un figlio, ha spazzato via in un attimo il malumore per un nuovo infortunio. Il nuovo solito infortunio, anzi: maledetto polpaccio sinistro. E’ sempre lui a tradire Daniele De Rossi. Non bastavano l’espulsione contro il Porto e la conseguente sanzione di Spalletti, che gli ha tolto la fascia di capitano. Sono intervenuti anche i problemi fisici a rovinare questo inizio di stagione.
ODISSEA E’ cominciata più di due anni fa, non è mai finita. Ricordate Italia-Costarica al Mondiale brasiliano? Un incubo per Prandelli e ancora di più per De Rossi, che si è fermato per una lesione muscolare al muscolo soleo. Sinistro, naturalmente, nella regione del polpaccio. Da lì in poi, è stato un andirivieni in infermeria, quasi sempre per lo stesso punto debole. Dal 2014, in Nazionale, al 2016, ancora in Nazionale, gli sono stati addirittura sei. Dopo il tallone d’Achille, si parlerà del polpaccio di De Rossi.
USURA Sulle cause è inutile sbilanciarsi. Ed è evidente che un atleta di 33 anni sia più soggetto agli infortuni rispetto a un omologo molto più giovane. Ma la casistica qui è veramente incredibile: di rientro dal Mondiale, De Rossi si è fermato per problemi al polpaccio sinistro il 21 settembre 2014, durante Roma-Cagliari. «Ho sentito la pizzicata» disse in diretta, avendo già capito di cosa si trattasse. E’ rientrato quasi un mese dopo ma ben presto ha dovuto arrendersi ai limiti del corpo: il 25 gennaio si è infortunato contro la Fiorentina, ancora per le magagne del polpaccio sinistro. Il resto, è storia della scorsa stagione: ko a Reggio Emilia nel primo tempo di Sassuolo-Roma, il 21 febbraio, ha provato a recuperare per la grande sfida di Champions League contro il Real Madrid (17 febbraio) ma ha peggiorato la sua situazione. E’ stato costretto ad aspettare Roma-Bologna dell’11 aprile, a parte la discussa sostituzione da un minuto nel finale di Roma-Inter, per recuperare la piena efficienza agonistica.
CALANDO Grazie allo sprint finale poi De Rossi ha saputo meritare un posto agli Europei, dove però ha pagato lo sforzo delle tante partite ravvicinate con un altro infortunio muscolare che gli ha negato il quarto di finale contro la Germania. Più in generale, emerge un dato preoccupante sull’affidabilità del telaio: nella stagione precedente al Mondiale 2014, De Rossi aveva giocato 3.473 minuti. In quella successiva è sceso a 2.811. In quella dopo ancora, che poi è l’ultima, è arrivato a 2.459. Sono molto lontani i tempi in cui faceva 60 partite a stagione tra la Roma e la Nazionale. «Spalletti mi ha insegnato che adesso, visto che sono invecchiato, devo lavorare di più» raccontava De Rossi a Oporto, a metà agosto. Ora però dovrà lavorare soprattutto nella sala dei massaggi e della fisioterapia per rimettersi in forma. E sfruttando la squalifica europea, una volta guarito dovrà gestirsi con attenzione per evitare nuove ricadute. La Roma, dopo aver perso Wilshere sul mercato, non può permettersi di rinunciare a lui.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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