Kostas Manolas

(Il Messaggero – S. Carina) Una delle più grandi sorprese calcistiche degli ultimi 20-30 anni ha i volti sfigurati di Manolas e De Rossi. Sì, proprio loro, che al Camp Nou si erano resi protagonisti, loro malgrado, dei due autogol che avevano spalancato le porte al 4-1 dei blaugrana. Sembrava di assistere al solito film, quello che molti 40enni, 50enni e 60enni hanno vissuto più volte sulla loro pelle con i vari Roma-Liverpool, Roma-Slavia Praga, Roma-Torino o Roma-Inter. Perché alzi la mano chi, al 2-0 di Daniele, non ha pensato che la beffa fosse dietro l’angolo. E invece stavolta la storia a lieto fine si tinge di giallorosso. Sembra incredibile, eppure è così. «È tutto vero», come twitta Florenzi. L’urlo del greco al terzo gol (ma anche quello al fischio finale non era male) somiglia a quello del celeberrimo ritratto di Munch. Occhi fuori dalle orbite, corsa senza freni verso la linea di centrocampo, seguito da Under, Gonalons, Schick e Nainggolan che provano a braccarlo, non riuscendoci. Manolas è letteralmente impazzito e la sua esultanza, fa quasi da contraltare alla calma di Di Francesco che approfitta del caos che regna in quei secondi all’Olimpico per parlare con De Rossi. Rieccoli, sono ancora loro. La strana coppia Kostas e Daniele, cornice di una notte indimenticabile: «Non mi interessa se entrerò nella storia, mi interessa che siamo in semifinale di Champions dopo aver battuto i più forti al mondo. Ci abbiamo creduto, la Roma c’è, è una squadra forte emerita tutto il meglio», urla ai microfoni di Mediaset il difensore. Che poi lancia un appello che si trasforma in un ringraziamento: «Non abbiamo sempre il pubblico a spingerci, ne abbiamo bisogno. Con uno stadio del genere non abbiamo limiti. Grazie ai tifosi».

GIOIA INCONTENIBILE Esultanze diverse. Perché se Manolas anche negli spogliatoi è tra i più scatenati, De Rossi, dall’emozione, nel post-gara fa fatica pure a parlare: «Immaginate da soli quello che proviamo, per qualsiasi squadra sarebbe un trionfo ma per noi è qualcosa in più, per la dimensione che ha sempre avuto la Roma. E’ qualcosa di incredibile, adesso va fatto un passo in più». Prova a rivivere un sogno al quale fatica ancora a credere: «Eravamo consapevoli che sarebbe stato difficilissimo ma c’era un pizzico di convinzione. La partita dell’andata ci aveva detto che erano più forti ma non così tanto. Se andiamo a rivedere la partita, c’erano stati episodi così e così. Non c’era quel distacco. Poi è inutile negarlo, da lì a fare 3-0 in casa contro di loro ce ne passa. Di Francesco ha modificato la formazione dal nulla, il resto l’abbiamo fatto noi. Sono contento per lui, per lo staff e per i miei compagni». Menzione finale per il pubblico: «Prima della partita ero quasi commosso vedendo lo stadio pieno che ci credeva. Ai compagni ho detto che se ci credevano loro, dovevamo crederci anche noi e non farcela sotto. Non lo so se è il giorno più bello da quando sono alla Roma. È certamente una delle serate più belle, il massimo che potevamo ambire oggi». La precisazione temporale non passa inosservata.Ora,dopo aver eliminato i marziani del Barcellona (che in stagione avevano perso solo una gara in coppa del Re con l’Espanyol, imbattuti in Champions e nella Liga, dove hanno eguagliato il record della Real Sociedad di 38 gare senza sconfitte tra il 1979 e 1980) nulla sembra più impossibile



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