Daniele De Rossi

(Il Tempo – A. Austini) Uno schiaffo alla Roma, a se stesso, all’intelligenza. Un gesto folle, senza senso, ingiustificabile. A maggior ragione se hai 34 anni, ci sei passato tante volte e ora sei il capitano. Lo ha fatto ancora, Daniele De Rossi: la quindicesima espulsione in carriera (13 in giallorosso e 2 in nazionale) costa due punti pesantissimi alla Roma, che per la prima volta in campionato pareggia (la seconda in serie A in tutto il 2017) e si ritrova a sette punti dal Napoli capolista, pur dovendo ancora recuperare l’altra gara di Marassi con la Samp.

Quella col Genoa di ieri si aggiunge al libro dei rimpianti della storia di questo club. Una Roma stanca e sotto ritmo era riuscita comunque a trovare la zampata di El Shaarawy ed era in totale controllo del match, pronta a portarsi a casa la tredicesima vittoria di fila in trasferta. E invece a De Rossi s’è chiusa di nuovo quella vena che lo ha tradito troppe volte: lo schiaffo rifilato in faccia a Lapadula,col pallone da tutt’altra parte, non poteva passare inosservato alla Var. Rivista la moviola, Giacomelli non ha potuto far altro che indicare il dischetto ed espellere l’incredulo Daniele. Sì, incredulo, perché lui in quei momenti sembra proprio non rendersi conto di cosa stia combinando. Stavolta si è scusato dopo la partita, quando la lucidità dell’uomo ha ripreso il sopravvento sulla foga del giocatore-tifoso.

Ma ormai il danno era fatto e rischia di essere una mazzata sulle ambizioni romaniste. La gara di Genova apriva un ciclo di quattro sfide da vincere per tenere il passo di quelle davanti, ora non resta che farlo contro Spal, Chievo e Cagliari prima di presentarsi nello Stadium della Juve dove finora la Roma ha sempre perso. L’effetto-derby, alla fine, c’è stato al contrario: sconfitta a Madrid in Champions, passo falso a Marassi. Due risultati segnati certamente dagli episodi, ma Di Francesco farà bene a tracciare un’analisi completa. Alcuni protagonisti dell’avvio di stagione sembrano avere le batterie un po’ scariche, a cominciare da Dzeko che non segna dal 18 ottobre (doppietta fantastica al Chelsea) e nelle ultime due gare non ha dato neppure quel contributo straordinario che aveva continuato a garantire al servizio della squadra.

Ieri malino anche Perotti, mentre Kolarov si è preso ampie pause pur regalando un paio di giocate importanti. L’unica vera buona notizia di un weekend da dimenticare per la Roma è il rientro di Schick. A Genova in pochissimi minuti si è guadagnato due punizioni e ha mancato di poco l’appuntamento con il gol. Il contributo del ceco, fiore all’occhiello della campagna acquisti, è fondamentale per dare una nuova svolta alla stagione. È toccato invece a Strootman colpire nel finale il tredicesimo «legno» della stagione, a conferma di una sfiga che non perde mai di vista la Roma: in campionato guida la classifica della sfortuna con 12 pali centrati, segue l’Inter a 9. Sull’1-1 e con un uomo in meno Di Francesco ha avuto il merito di provare a vincerla, inserendo nel finale Schick per Nainggolan, un altro leader un po’ scarico. Non è bastato a segnare il 2-1, ma la mentalità del gruppo è intatta. E di tempo per recuperare al suicidio di Genova ne resta tanto.



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