AS ROMA NEWS SALERNITANA DE ROSSI – Non c’è spazio per le emozioni, anche se quella di oggi sarà la sua prima trasferta da allenatore della Roma. Il focus di Daniele De Rossi però è totalmente sulla partita dell’Arechi, uno stadio in cui lui non ha mai giocato e che si preannuncia bollente vista la situazione in classifica degli uomini di Inzaghi e la voglia di uscire da un incubo che, fossimo già a maggio, si trasformerebbe in retrocessione.
Così se la squadra di casa non vince da un mese esatto – riferisce il Corriere dello Sport – la Roma non riesce a trovare i tre punti in trasferta dal 3 dicembre scorso, a Reggio Emilia. Prima ancora un solo successo lontano dall’Olimpico, a Cagliari, un problema che Mourinho aveva attribuito alla paura e alla scarsa mentalità del suo gruppo («C’è gente alla quale piace il conforto di casa perché gli manca la mamma o la nonna che gli fa il dolce»): «Ma io, onestamente, vedo giocatori con personalità», ha invece ammesso De Rossi.
Del resto in questo momento ha bisogno di essere sempre più vicino alla sua squadra per trovare il giusto feeling e infondere fiducia: «Vedo poi tutti calciatori che hanno anche vinto in trasferta e hanno anche raggiunto due finali europee. Cristante e Spinazzola hanno vinto un Europeo giocando in finale contro l’Inghilterra, che giocava in casa. Ci sono dei momenti in cui le cose vanno male in casa, altri in cui vanno male fuori. Sono fasi della stagione».
Su una cosa però d’accordo con lo Special One: «Squadra di banditi, come voleva lui la Roma, mi piace come slogan perché nel calcio bisogna avere anche quella spigolosità e quella cattiveria agonistica che ti porta a prendere punti anche in partite non belle, in maniera sporca. Ma la Roma è una squadra di grandi giocatori e con personalità».
Ora il tecnico ha bisogno di vederla in campo per non perdere terreno sulla zona Champions e centrare la seconda vittoria consecutiva che significherebbe anche alzare il morale del gruppo dopo due settimane di lavoro molto intenso in allenamento: «Ma i risultati saranno merito loro – ammette De Rossi –. Alla Spal ci ho messo un po’ più di tempo per far entrare dentro i giocatori i miei concetti. Invece, qui manca poco che sono loro che li fanno entrare dentro di me, perché sono calciatori fatti, formati. E anche molto recettivi. Se vedete delle belle partite, il merito è loro. Oltretutto, sono stati allenati da un allenatore forte per tre anni: non li abbiamo presi all’oratorio. È gente che sa di calcio, allenata bene, che fisicamente sta bene».
Date a Cesare quel che è di Cesare. E De Rossi da uomo di calcio non può non riconoscere il lavoro svolto dal suo predecessore su una squadra che ha vinto una Conference ed è arrivata in finale di Europa League. Il percorso fatto con la squadra, al netto di un percorso altalenante in questa stagione, tra errori e attenuanti, ha comunque reso più agevole il lavoro cominciato da DDR due settimane fa: «Io do solo qualche idea, che secondo me ci aiuterebbe a portare a casa più punti e vittorie possibili. E sembra che a loro piacciano queste idee, sembra che non facciano fatica a farle diventare loro. Sono fiducioso. Poi, ci vuole tempo per far vedere un’impronta: il tempo aiuta».
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