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Rassegna stampa

De Rossi: “Il mio vero ritiro è stato l’ultimo giorno a Trigoria. L’addio di Totti come un incubo”

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NOTIZIE AS ROMA DE ROSSI – Daniele De Rossi torna a parlare dopo il ritiro dal calcio giocato. La Roma in primis, ma anche l’esperienza argentina al Boca Juniors, la famiglia e i rapporti con Totti e Mancini. Ecco l’intervista a GQ Italia dell’ex numero 16 giallorosso.

Sull’addio alla Roma.
Il mio vero ritiro è stato l’ultimo giorno a Trigoria, una batosta. Uscendo dalla mia camera per andare allo stadio Olimpico ho pensato: “E’ l’ultima volta che chiudi questa porta”. E lì mi è parso di tremare. Devastante. Molti hanno pensato che il gruppo Friedkin mi avesse contattato, ma io non ho mai sentito nessuno. Non sono in attesa di un nuovo proprietario per tornare alla Roma. Pallotta? Con lui non ho mai avuto problemi. Mi è dispiaciuto per la decisione di non rinnovarmi il contratto, ma questo mi pare ovvio.

Sul Boca Juniors.
Di offerte per continuare a giocare in serie A ne avevo parecchie, ma non ho voluto aggiungere un’altra maglia italiana a quella della Roma, mi pareva di sprecare una storia bellissima. Il Boca è sempre stato un sogno per me è stato un onore. Non c’è stato un giorno in cui non mi sia sentito felice, al Boca. Gli ex compagni ancora mi scrivono “Tano, come stai? Ci manchi”. In queste prime mattine di niente mi collego con il sito del Boca per vedere come sono andati gli allenamenti. Lì giocano tutti col trasporto che avevo io quando indossavo la maglia della Roma. Tutti i compagni mi hanno chiesto un aiuto per venire a giocare in Italia.

Sul ritiro.
Quando sto bene (fisicamente, ndr) sono ancora in grado di giocare nella Roma, nel Boca, in tutte le squadre del mondo, perché quello che ho perso in esplosività l’ho guadagnato in esperienza. Ma di stare bene non mi succede quasi mai. Ho 36 anni, il fisico è logoro, di soldi ne ho abbastanza: meglio tornare. Si è parlato di gravi problemi di mia figlia Gaia. Non c’è nulla di particolare. Semplicemente ha 14 anni ed è normale che abbia bisogno di avere il papà vicino. Siccome si sa che il rapporto fra me e sua madre ha vissuto momenti faticosi, qualcuno si è immaginato chissà che. Ora aspetto di sapere quando comincerà il prossimo corso per allenatori. Dovunque mi capiterà di allenare, sarò sempre a un’ora di volo da Roma, pronto a rispondere a una sua chiamata.

Sul rapporto con Totti.
Abbiamo giocato vent’anni assieme, ci siamo abbracciati dopo i gol, ci siamo frequentati fuori dal campo, abbiamo avuto anche delle sonore litigate, è capitato di non parlarci per un mese, pure l’anno scorso, ma poi è sempre finita a risate. Vita vera, non recitata. Il suo addio? È un periodo che ricordo come un incubo. Mi sentivo come il bambino che assiste ai litigi tra mamma e papà. Di Totti le ho detto, con Spalletti ho condiviso tanto, ci siamo pure scannati ma conservo grande stima per lui. Mi infastidiva l’assurdità della situazione: la squadra vinceva eppure Spalletti veniva fischiato, dall’altro lato qualcuno si azzardava a dire che Totti non volesse il bene della Roma.

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Sul rapporto con il ct Mancini.
Abbiamo un rapporto eccellente. Quando era al Manchester City fu difficile dirgli di no. Il fatto di non aver lavorato assieme non ha diminuito la stima reciproca, anzi. Fra i discorsi che abbiamo fatto tempo fa, non in gennaio intendo, una porta azzurra era socchiusa.

Com’era socchiusa anche alla Roma…
Nel settore giovanile c’è mio padre, inoltre i rapporti col club non li ho mai persi. Al termine del corso che intendo fare potrò allenare in terza serie oppure una Primavera, vediamo. Un po’ mi pesa che tutti si aspettino che prima o poi allenerò la Roma solo perché ne sono stato giocatore. Prima si deve dimostrare di saperlo fare e se poi perdi tre partite di fila la gente si dimentica che eri Capitan Futuro e pretende, giustamente, risultati nel presente. E poi non voglio creare problemi a Fonseca, che è bravo e che per me resterà a lungo qui.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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