Forse è scritto nel suo dna, far discutere. Sempre e comunque. Perché anche in una notte dove il campo restituisce alla Roma il miglior De Rossi, Daniele scivola su un labiale evitabile. Dopo il gol di Dzeko, il centrocampista si avventa sul bosniaco come una furia e in preda alla trance agonistica strattona la maglia dell’ex City mostrando il numero nove ai tifosi e urlando «pezzi di m…» verso la Tribuna Tevere. Per carità: l’adrenalina, la rabbia accumulata nel vedere una squadra che fino a ieri sembrava giocare con il freno a mano tirato, il periodo personale sfociato nella squalifica di tre giornate e la sottrazione della fascia di capitano per un mese, l’essere tifoso e vivere tutto in modo molto passionale, la difesa del compagno in difficoltà, non possono però giustificare l’insulto rivolto ai tifosi. De Rossi, una volta davanti ai microfoni delle tv, prova a smorzare la polemica quando gli fanno presente che la gente non l’ha presa bene (eufemismo, ndc): «Non si capisce bene cosa ho detto, nemmeno mi ricordo. I tifosi si sono sentiti insultati? E per cosa? Io esulto con i miei compagni e, quando fa gol Dzeko, siamo un pochino più contenti, perché lui soffre la situazione. E, quando segnano quelli contestati in maniera immotivata, io sono più contento, festeggio in maniera focosa. Non abbiamo insultato nessuno, abbiamo solo gioito per un nostro compagno. Sarei contento anche se segnasse Iturbe ma pure quando entra Totti quando ci sono quelle giornate di rivincita di quel genio quarantenne». In televisione gli fanno rivedere il labiale una, due, cinque, dieci volte. A questo punto Daniele prova a cavarsela con una battuta: «Ho detto ai tifosi di comprare la maglia di Dzeko, ma in bosniaco. No, dai…Non volevo insultare nessuno, nemmeno mi ricordo che cosa ho detto. Quando segniamo siamo tutti invasati…Viviamo in un ambiente difficile? Sono arrivato ad una convinzione, l’ambiente lo sopravvalutiamo. Ci sono arrivato a 33 anni».
LA QUESTIONE STADIO – Le parole scivolano via velocemente e finiscono a parlare del problema della Curva Sud: «È stato un mese particolare, mi è dispiaciuto perdere la fascia per un mese ma ho accettato il provvedimento. Ringraziamo chi viene allo stadio anche se manca la parte più importante e dobbiamo fare qualcosa. Noi giocatori abbiamo fatto troppo poco secondo me, non penso che i tifosi abbiano sempre ragione, ma stavolta ce l’hanno. Non è giusto quello che sta accadendo, devono tornare, altrimenti ha ragione Baldissoni, si va a giocare da un’altra parte. Due pesi e due misure non si fanno». Solo prima di salutare, riesce a parlare di calcio: «Il campionato è sulla falsariga di quello della passata stagione, la Juventus sembra disumana, pure quando fanno partite mediocri vincono, hanno una cattiveria che noi invidiamo. Ci sono squadre poi che stanno facendo benissimo, ce ne sono tante in pochi punti. Questa vittoria sistema un po’ le cose, perché abbiamo alternato partite buone a partite non buone. L’Inter era forte ed è stato importante batterla, anche se abbiamo sofferto».
IL RITORNO DI KEVIN – Farlo vicino a Strootman, deve essere stato meno difficile. Ieri l’olandese ha dato qualità e sostanza alla mediana giallorossa: «Do sempre il massimo, devo ancora migliorare in tante cose, ma fisicamente mi sento bene. Lo staff, la Roma, i compagni e tifosi mi aiutano sempre, voglio dare qualcosa indietro a questa squadra. Tutte queste componenti mi hanno sostenuto sempre e questo è importante per me». Il campionato è appena iniziato ma la Juventus è già a +5: «Sì, è vero. Dobbiamo migliorare in trasferta, non è possibile perdere così tanti punti. Non riesco a spiegarmi il perché di questo andamento così diverso tra casa e fuori. Forse è un problema mentale. Da oggi dobbiamo pensare a chi ci sta davanti ma guardare però soltanto la nostra squadra e lottare in ogni gara». Musica per le orecchie di Spalletti.
(Il Messaggero – S. Carina)
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