Da oggi basta con quel Capitan Futuro che un po’ gli dava anche fastidio. No, da oggi il capitano è lui, anche se magari non potrà mai essere quel «un solo capitano» che era Francesco. Ma in fondo neanche gli interessa, perché Daniele De Rossi conosce i valori della riconoscenza e dell’affetto e quelli che ha lui per Totti sono tutti racchiusi in quegli occhi gonfi di lacrime di ieri e in quegli abbracci pieni di imbarazzi, come si fa con una persona che sei abituato ad abbracciare ogni giorno nel tuo intimo e non ti va di farlo così, pubblicamente. «Totti non è mai stato normale, basta vedere la reazione dello stadio, una cosa del genere non l’avevo mai vista. Dopo 16 anni entrerò nello spogliatoio e non lo vedrò più, non sarà facile. Ho letto uno striscione: «Nel calcio moderno la vera battaglia è stare 25 anni con la stessa maglia». È vero. E capisco cosa vuol dire restare a lungo dove non sempre puoi vincere. Totti ha vinto in un’altra maniera, ha vinto uno scudetto unendo una città che si disunisce in tutto».
LA PARTITA – A disunirsi ieri non è stata la Roma, neanche nel momento in cui il secondo posto e la Champions League diretta sembrava essersi allontanata di brutto: «È giusto che il Genoa non ci abbia regalato niente, in Italia prima era una vergogna. L’eredità da capitano? Ora non conta, come non conta il mio rinnovo. Per lo scudetto serve che la squadra non sia smantellata, che si continui a lavorare con un tecnico importante perché quelli davanti resteranno forti e quelli dietro si rafforzeranno». E allora bisognerà capire il post-Spalletti: «Ho sentito tanta gente felice per il suo addio, l’augurio che posso fare è che il prossimo 28 maggio siano felici allo stesso modo. Ma dubito che chi arrivi possa fare meglio di lui». Le reazioniIeri era solo la festa di Totti. Omaggiato da tutto il mondo dello sport, ad iniziare dalle istituzioni. «Un campione, in campo e di generosità. Una persona speciale e un patrimonio dello sport italiano», dice Giovanni Malagò, presidente del Coni. A cui ha fatto seguito Carlo Tavecchio, il presidente della Figc: «Mi piace ricordarlo con la medaglia al collo e la coppa del mondo in mano. Il nostro ricordo è azzurro splendente». E poi la Raggi («Grazie capitano») e tanti compagni di avventura. Cannavaro, Pirlo, Maldini («Grazie per aver fatto godere me e milioni di appassionati con le tue giocate») e Sergio Ramos: «Totti non avrebbe avuto problemi a giocare in nessun’altra squadra. Quando verrà fuori l’elenco dei più grandi di sempre lui ci sarà». E poi ancora Eusebio Di Francesco («Ho quasi pianto per Totti»), Dybala («Conserverò la tua maglia come una reliquia»), Allegri («Le lacrime della tua gente, l’ammirazione del mondo: un applauso alla tua carriera»), Buffon («Siamo cresciuti insieme, gioito e pianto insieme. Buona vita Francesco, qualunque sia la prossima sfida»), Del Piero («In testa avrà una lavatrice con tutti quei ricordi») e il piccolo segreto di Mutu: «Per farmi andare alla Roma mi offrì un milione del suo stipendio da girare alla Fiorentina».
IL DG E IL FUTURO – E poi c’è la Roma e il suo futuro: «Aspettiamo la sua decisione per il passaggio a essere dirigente, un passaggio difficile psicologicamente – dice il d.g. Mauro Baldissoni –. Il ruolo? Lui è Totti e spero lo sia anche da dirigente: dovrà imparare un nuovo lavoro, ma non lo chiuderemo in un piccolo recinto con un titoletto attaccato. E se vorrà continuare a giocare, è libero di farlo perché è la sua vita. Qui avrà sempre le porte aperte». Chiusura con Monchi: «C’è solo un capitano, Totti eterno».
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)
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