Domani si gioca il derby della Capitale e Daniele De Rossi tornerà in cabina di regia, dopo aver ceduto per un turno il timone del comando giallorosso a Leandro Paredes. E lo farà con la voglia di fare da ago della bilancia, di dare alla squadra quell’equilibrio che le è mancato proprio nei due derby di coppa (soprattutto nel primo). “Voglio chiudere la carriera con grandissima dignità. Dovessi rendermi conto di non tenere più il ritmo dei compagni, smetterei subito – ha detto pochi giorni fa a “Undici” – Ma oggi mi sento forte, mi sento ancora un calciatore vero“. Per la Roma è fondamentale, in campo e fuori. In campo proprio per l’equilibrio che sa dare alla squadra, fuori per tutto quello che offre come uomo: personalità, carattere, assistenza e motivazione.

Domani Spalletti punterà su tutto quello che a Daniele riesce meglio. Equilibrio, appunto, è la parola chiave. I suoi dati sono tutti molto buoni, se paragonati a quelli medi dei colleghi di ruolo. Tanto per capirsi, De Rossi verticalizza addirittura il doppio degli altri (20 volte a partita, contro 10,86) il che vuol dire che cerca sempre la profondità o anche quella che Spalletti chiama la “palla passante”. Ma intercetta anche 2,04 palloni a gara (la media è 1,05), recupera esattamente le stesse palle dei pari ruolo) ma vince molti più contrasti (1,54 contro 1,16). E che poi sia fondamentale per gli equilibri della Roma lo dimostrano anche i dati della palla corta e della palla lunga: il regista giallorosso è preciso in generale nei passaggi (45,15 conclusi positivamente contro una media di 29,14), ma ne completa anche 5,38 lunghi a gara (contro 1,87 degli altri).

La palla passa sempre da lui e non è un caso che i giocatori che gli consegnino di più il pallone in assoluto sono i due centrali difensivi: 138 volte Manolas, 133 Fazio. Come dire, il gioco lo costruisce lui, che è l’ombelico giallorosso. E pazienza se sulla carta quello di domani potrebbe anche essere il suo ultimo derby. Il rinnovo arriverà, perché alla fine così vuole lui e anche il club: “È una cosa che prima o poi dovrò affrontare con la società, ma ora non ci penso“.

(Gazzetta dello Sport)



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