L’Italia non è più quella dell’Europeo. Ma ottiene sempre quello che vuole. Così pareggia con la Spagna, 1 a 1 in rimonta e su rigore di De Rossi, dopo aver lasciato l’iniziativa totale per quasi un’ora alla nazionale di Lopetegui che non ne approfitta. Le due rivali restano affiancate in testa al gruppo G e Ventura, per il momento, prende tempo: quasi sicuramente si giocherà la qualificazione al mondiale in Russia il 1° settembre 2017 fuori casa.
Qualche fischio, come al solito, all’inno degli ospiti. Pure lo Stadium si fa riconoscere, ma i nostri giocatori, con Buffon spazientito, si mettono a battere le mani, chiamando l’applauso del pubblico di Torino. Da disapprovare, invece, c’è la strategia di Ventura. Non è da big. Altro che prudenza. Questo è catenaccio di altri tempi. Nemmeno Trapattoni, in tribuna, sarebbe arrivato a tanto. E’ difesa a oltranza, per non rischiare di farsi trovare impreparati e scoperti. L’Italia rinuncia, insomma, a giocare. Si abbassa nella sua metà campo e aspetta la Spagna. L’obiettivo è non perdere, riconoscendo la superiorità, non solo nel palleggio, della nazionale di Lopetegui. Che ha il solito difetto: conclude poco o niente. In partenza la sorpresa è Montolivo, decisione presa in mattinata, per avere più esperienza nel settore più esposto al dominio della Roja. Ma la novità dura mezzora: il centrocampista si fa male in un contrasto con Ramos e lascia il campo in barella. Dentro Bonaventura, come da indicazioni della vigilia. Verratti, invece, resta inspiegabilmente a guardare, risparmiato per la partita di domenica a Skopje contro la Macedonia. Prima di Montolivo si arrende Jordi Alba fermato da un problema muscolare al polpaccio. Spazio a Nacho.
Le statistiche, a fine primo tempo, sono inequivocabili: la Spagna esagera con il 73,27 per cento nel possesso palla e il triplo dei passaggi (375 a 122). L’Italia, invece, non conclude mai verso la porta di De Gea. Tra i titolari, del resto, solo Pellè ha fatto centro nel mese di settembre in campionato. E in Cina. Iniesta organizza e David Silva pennella. Diego Costa, però, pensa più alla rissa che al gol. La difesa azzurra regge fin che può. Nel gioco aereo Bonucci combatte contro Ramos e Piquè che costruiscono l’azione più pericolosa della prima parte, sponda del primo per il secondo che conclude debole e centrale di naso. La linea arretrata è a cinque, con Florenzi a destra e De Sciglio a sinistra. Romagnoli, al debutto, non ha tempo di emozionarsi. E cerca di darsi da fare.
La legge del contrappasso piomba sullo Stadium quando nessuno se l’aspetta. L’Italia, al minuto 10 della ripresa, va sotto facendosi infilare in contropiede: lancio di Busquets per Vitolo che segna a porta vuota perché Buffon, uscendo al limite dell’area, buca il rasoterra con il piede destro. Gli azzurri, dunque, si fanno trovare sbilanciati, conseguenza dell’inizio, un po’ più intraprendente, del secondo tempo. Dopo un’ora Immobile per Pellè. E’ la mossa decisiva e coraggiosa che sveglia il gruppo. Vitolo si pappa la palla del raddoppio e tiene in partita Ventura che fa entrare anche Belotti per Parolo, andando all’assalto con il 5-2-3. Il pari arriva su rigore. L’arbitro tedesco Brych sbaglia due volte. Perché non lo vede e perché, dopo la correzione del guardalinee Lupp, non caccia Ramos che, già ammonito, atterra Eder. Trasforma De Rossi che, 19 gol in Nazionale, chiude la sua serata particolare festeggiando anche alla fine, da romanista allo Juventus Stadium, dopo averlo fatto pure prima del fischio d’inizio, quando con quasi 2 anni di ritardo è stato premiato dall’Uefa per le 100 partite (è già a 108) con questa maglia. La sua rete permette di rimanere imbattuta nelle qualificazioni (mondiali ed europee): 52 partite, 10 anni e 1 mese.
(Il Messaggero – U. Trani)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA